Ambiente: Biden partorisce un topolino
Washington. Il Senato ha finalmente approvato il disegno di legge sul clima, fortemente voluto dal presidente Biden. La norma – chiamata Inflation Reduction Act – rappresenta di fatto il più grande investimento ambientale (clima e energie rinnovabili) nella storia degli USA, con importanti declinazioni anche in campo sanitario.
La mastodontica legislazione arriva in un momento topico nella lotta ai cambiamenti climatici e di definizione di nuovi assetti geopolitici nel Pianeta. Per Joe Biden è indubbiamente un successo alla vigilia della campagna elettorale di midterm, che molti considerano già pesantemente compromessa. Nel pacchetto ci sono 369 miliardi di dollari da spendere in dieci anni per diversi provvedimenti a sostegno delle tecnologie pulite, dei veicoli elettrici, delle politiche di efficienza energetica e per la riduzione delle emissioni inquinanti. Significative sono anche le sovvenzioni per la produzione di energia a zero emissioni di carbonio, attraverso l’introduzione dei crediti d’imposta. Viene inoltre riconosciuto che nella corsa green gli Stati Uniti sono un passo indietro rispetto alla Cina, avendo nello scorso anno investito in tecnologia verde 152 miliardi di dollari di meno rispetto a Pechino. Gli USA sono intrinsecamente dipendenti dai combustibili fossili, che generano il 61% della loro elettricità.Mentre, l’industria del gas statunitense si sta ponendo nel mercato globale quale alternativa a quello russo. E per questo alle grandi compagnie produttrici è stato riconosciuto un ruolo tutt’altro che marginale. Il programma di Biden, con qualche contraddizione, prevede di conciliare sviluppo delle energie rinnovabili con l’aumento delle estrazioni, petrolio e gas. Ampliando le concessioni per le trivellazioni nelle acque federali al largo delle coste dell’Alaska e del Golfo del Messico. In termini pratici per ogni tonnellata di emissioni da combustibili fossili che rientra nella normativa ce ne sono 24 che sono esentate dalle disposizioni. Una marcia indietro rispetto alle promesse elettorali del leader democratico, che ricordiamo nel suo primo giorno d’insediamento alla Casa Bianca firmò la moratoria sulle concessioni alle compagnie petrolifere, lasciando intatto quanto preventivamente autorizzato da Donald Trump. L’estenuante mediazione diplomatica è servita a Biden per non agitare troppo le acque, e i rapporti, con i produttori.
Nonostante l’ostruzione repubblicana,l’azione per il clima promessa dall’inquilino della Casa Bianca gode di un ampio sostegno nel paese. In un sondaggio svolto dal Pew Research Center risulta che il 58% degli intervistati pensa che il governo federale stia facendo troppo poco per “ridurre gli effetti del cambiamento climatico globale”. Solo il 18% è convinto del contrario. Una delle maggiori critiche rivolte all’approccio di Biden è però che la transizione energetica è troppo appiattita sulla carota, incentivi, e tralascia invece il bastone delle tasse. Rischiando quindi di non essere un piano di transizione energetica realistico e soprattutto sostenibile.
[fonte Il Messaggero Veneto]