21 Novembre 2024
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Turchia canaglia

Il Corriere della Sera a pagina 2: “La Turchia alza la posta sui migranti”, “Ankara chiede all’Europa il raddoppio dei 3 miliardi di aiuti e l’accelerazione per l’adesione alla Ue. Si decide nel prossimo summit”, scrive Ivo Caizzi da Bruxelles. A pagina 3: “’E la libertà di stampa?’. Alla fine tocca a Renzi (d’intesa con Merkel) respingere il ‘ricatto’”. “’Voglio un riferimento alla libertà di stampa, se no non firmo’”, ha detto Renzi minacciando il veto, scrive in un “retroscena” Marco Galluzzo. A pagina 5 Monica Ricci Sargentini scrive che “Il patto con Ankara non ferma gli scafisti”, “le partenze dalla Turchia non sono in calo: nel 2016, già 132 mila arrivi in Grecia. La denuncia di Amnesty per i centri di detenzione”: funzionari dell’Ue ad Ankara hanno confermato all’organizzazione che i sei centri di accoglienza descritti nella bozza del ‘piano d’azione’ funzioneranno di fatto come centri di detenzione.

Su La Stampa a pagina 2: “La Turchia alza il prezzo con la Ue. È in bilico l’accordo sui migranti”, “Il premier Davutoglu riscrive l’intesa con Tusk e negozia con Merkel: vogliamo altri 3 miliardi. La rabbia di Londra e dei Paesi dell’Est pronti al veto. E il dossier ancora sul tavolo il 17 marzo”. Ne scrive Marco Zatterin da Bruxelles. In basso, sulla stessa pagina: “Renzi avverte: libertà di stampa o non ci sarà alcuna intesa”, “Asse con la Germania su Schengen e rotta balcanica”.
Di fianco, il reportage di Niccolò Zancan da Ayvalik, Turchia: “Tra i trafficanti del Mar Egeo, ‘Con 500 euro ti porto in Grecia’”, “A Smirne, sulla costa turca, le trattative sottobanco per il viaggio. In vendita giubbotti di salvataggio falsi: sabato in 15 sono annegati”. E Marta Ottaviani spiega “la strategia del Sultano”: “’Un’Europa piena di profughi. Erdogan fa leva sulla paura”, “Fin da subito il presidente ha chiesto più aiuti”.

Su La Repubblica: Ankara alza la posta, ‘Altri 3 miliardi dalla Ue per fermare i migranti’”, “Accordo preliminare con l’Unione, nuovo summit il 17. Renzi: serve un riferimento alla libertà di stampa”. Di Alberto D’Argenio, da Bruxelles.
E “lo scenario” di Andrea Bonanni: “La sfida del Sultano: ai leader d’Europa divisi”.
Ancora su La Repubblica, un’analisi di Roberto Toscano, sottolinea come il modo di fare politica dell’Ue sia stato improntato dapprima al “vivere alla giornata, rinviando le decisioni nella speranza di poter indefinitamente eludere i problemi” e poi, “una volta scoppiate le crisi”, al reagire “in modo scomposto sulla base del panico”. E “il nostro panico viene facilmente captato dall’interlocutore, per cui diventa irresistibile approfittarne imponendo i propri interessi a scapito dei nostri. Tayyp Erdogan -la cui abilità e spregiudicatezza sono paragonabili a quelle di un altro difficile interlocutore dell’Europa, Vladimir Putin- ha capito che nei confronti della crisi dei migranti l’Europa è nel panico totale. Non lo è perché la situazione sia materialmente ingestibile, ma perché una sua gestione efficace e sostenibile richiederebbe qualcosa che l’Unione oggi non è in grado di produrre: una ripartizione degli oneri che accantoni l’assurda regola di Dublino (il primo Paese che li riceve, da Lampedusa a Lesbo, se li tiene) e soprattutto una duplice solidarietà, quella nei confronti degli infelici che chiedono di essere accolti e quella nei confronti dei partner direttamente esposti all’arrivo di centinaia di migliaia di migranti”.
Ancora su La Repubblica, un articolo di Tonia Mastrobuoni da Berlino, sulla Turchia di Davutoglu ed Erdogan: “Quell’alleato scomodo che imbarazza la Merkel”, “Da mesi la cancelliera fa da ponte tra Davutoglu e la Ue: per lei lo stop è una grave sconfitta”. E Mastrobuoni esordisce sottolineando che “solo un anno fa, chiunque avrebbe ritenuto uno scenario del genere pura fantascienza. Chiunque avrebbe riso all’idea che Angela Merkel, storicamente contraria all’ingresso della Turchia nell’Ue, sarebbe diventata la sua maggiore sponsor. Che allo stesso tempo la cancelliera sarebbe entrata in rotta di collisione con il Paese da sempre più fedele, l’Austria. E che si sarebbe mostrata solidale con la Grecia, ritenuta la pecora nera dell’eurozona. Uno dei tanti sintomi che l’emergenza epocale dei profughi sta cambiando la fisionomia dell’Europa e ne sta ridisegnando le alleanze”.