Come va il prezzo del petrolio
I prezzi del barile stanno salendo in modo stabile. vediamo i dati: il valore medio dell’olio nero è oggi sempre sopra i 35 Usd, mentre il Brent e il WTI stanno salendo sopra i 40. il WTI, per intenderci, è l’indice West Texas Intermediate, un prezzo medio (benchmark) che si basa sul tipo di petrolio Texas Light Sweet e che vale soprattutto, come gli altri indici, per i futures, i contratti a termine sul prezzo del barile. Il Brent (o Brent Crude) è invece l’indice basato sul petrolio estratto dal Mare del Nord. Gli altri prezzi di riferimento del barile di petrolio sono l’OPEC Reference Basket, il Dubai Crude, l’Oman Crude, l’Ural e il già citato WTI. Sono questi degli indicatori territoriali e geopolitici di prezzi diversi che servono, soprattutto, per effettuare speculazioni sul prezzo futuro del petrolio, che è il vero investimento delle petromonarchie e degli altri Paesi produttori, oltre che delle banche d’affari internazionali. E’ il future che fa il prezzo del barile, non il contrario.
Stanno salendo i prezzi, dunque. Perché? In primo luogo vi è la necessità di Iran e Arabia Saudita di aumentare la produzione, per finanziare la loro integrazione nel mercato-mondo (l’Iran) e la crisi fiscale interna (i sauditi). Poi, perché vi sono altre aree di investimento finanziario a termine oggi più interessanti: i titoli di debito pubblico, soprattutto quelli ad alto rischio-paese, le materie prime non-oil, l’agribusiness.
Inoltre, la quota delle rinnovabili, nei mercati occidentali maturi, è tale da porre in diretta concorrenza il prezzo dell’energia “verde” con quella da petrolio. Anche senza sostegno pubblico.
Difatti, la produzione USA è diminuita, nell’ultima settimana, di 14.000 barili, mentre oggi l’industria americana del petrolio estrae (e non mi riferisco solo allo shale oil) 9.008 milioni di barili/giorno. Se gli USA cadono sotto i nove barili/giorno, si riapre il mercato mediorientale (e russo) degli idrocarburi. E quindi aumentano i prezzi.
Lo stoccaggio del petrolio è poi diminuito, a livello mondiale, di 4,9 milioni di barili mentre tutto fa pensare che i mercati stiano arrivando a un punto di equilibrio tra domanda e offerta.
I dati geopolitici sono, qui, determinanti: la lenta soluzione della questione siriana, con Mosca che quietamente collabora con gli americani, l’Iran che espande la propria quota OPEC, mentre i pericoli per la stabilizzazione dei prezzi al barile sono la sicurezza strategica e la possibilità di ulteriori regolazioni “ecologiche” dei mercati.
Se il prezzo del barile di petrolio aumenta, diminuisce la tensione interna in Arabia Saudita, crescono le possibilità di un rapido pareggio del bilancio pubblico saudita, ma aumentano le possibilità che Teheran e Riyadh si facciano la guerra, magari per interposta persona, tra di loro.