Rasatura a 5 stelle
Capita che l’estate tardi ad arrivare. Capita che una cittadina toscana, dopo 73 anni di amministrazione “comunista” ospiti un trionfante Matteo Salvini a benedire la sindaca leghista. Capita che tornando da Roma verso Firenze si veda una partita degli europei in treno. Capita che non si abbia voglia di accettare un invito per andare a vedere un festival di teatro internazionale. Capita che non si abbia voglia di scrivere il reportage che si dovrebbe scrivere.
Ecco, le notti da oggi in poi cominciano a crescere di nuovo. È forse questo il nocciolo che sposta l’azione dalla lotta contro il tempo alla pigrizia eterna?
Non si sa. Non si sa mai.
Detto fatto. Raccolgo stralci di editoriali sui quotidiani, leggo brucianti battute su facebook, mi lascio cullare da questo rito post-elettorale e mentre, seduto al bar del distributore di benzina, in attesa che finiscano di lavare l’auto, leggo Repubblica mi distraggo. Alzo gli occhi dal giornale e mi vedo nello specchio di fronte. Vedo la mia faccia con una barba intrusa, incolta, né lunga né corta. Vedo la testa con i capelli brizzolati che paiono esplosi in ogni direzione. Dovevo andare dritto spedito verso il mare, ma è una stagione bizzarra. Così, invece di prendere un’arteria principale, mi sono messo con le ruote su strade provinciali troppo strette, con troppe curve. Le ho attraversate senza waze, senza mappe, senza niente, guardando soltanto i cartelli segnaletici che a dargli retta più che condurti alla méta ti spediscono dritto in un quadro di Escher. Perciò sono qui. In questo bar nel piazzale di un benzinaio, in attesa che finiscano di pulire la mia macchina. Perciò sono rimasto davanti a questo specchio assorto di fronte a una faccia che potrebbe essere l’incrocio tra quella afflitta di Renzi e quella gioiosa di D’Alema… In questo momento, una faccia senza costrutto.
Così, prima di riprendere la macchina, chiedo al benzinaio se c’è qui, a Bientina, nella provincia pisana, un barbiere, un parrucchiere, qualcuno che mi metta a posto. E mi indicano addirittura un Barber Shop che, dice il benzinaio, “nemmeno a Londra”…
Alla meglio trovo la piazza dove ha sede questo barbiere. Ed è vero. È proprio un barber shop, come quelli veri che si vedono nelle pubblicità dei giornali. Arredamento in legno nero, sedie professionali Belmont in stile anni ’60, panni caldi per la barba, rasoi professionali di tutte le misure, pettini di varie dimensioni, creme, spume, schiume, ammorbidenti, profumi, shampoo, balsami. Una miniera di bellezza maschile. Mi siedo e, in assoluta consonanza con la mia attuale esercitazione per la pigrizia eterna, mi lascio abbindolare dal proprietario: seduttore di guance, prestigiatore di forbici, ammansitore di ritrose, imbonitore di contropelo, mago del gel. Dopo la pulizia dell’auto ci voleva proprio una pulizia esteriore della carcassa umana. Ecco. Una bella rasatura post-ballottaggi. Mi sento più leggero. Non risolverò nessun problema della mia esistenza nei prossimi giorni, ma non me ne frega proprio niente.