19 Dicembre 2024
Words

Con un camion contro la gente

“Vogliono fare di tutto l’Occidente un gigantesco Israele”. I termini dell’analista Francesco Strazzari, professore di Relazioni Internazionali alla Scuola Sant’Anna di Pisa e esperto di terrorismo, sono violenti, come violento è stato l’attacco ieri sera a Nizza, dove un franco-tunisino ha lanciato a 80 chilometri orari un camion da 15 tonnellate sulla folla della promenade di Nizza, falciando la vita di quasi un centinaio di persone, tra cui decine di bambini, durante le celebrazioni per la festa nazionale del 14 luglio.

«Vogliono una nazione costantemente sotto attacco, spaventata, militarizzata. L’obiettivo finale resta sempre quello: estremizzare i conflitti tra cristiani e musulmani in Occidente per portare a uno scontro tra civiltà, una battaglia apocalittica, in cui risulti vincitore lo Stato islamico e la Sharia diventi legge per tutti», ha detto Strazzari.

 

Il primo obiettivo che l’Isis ha ottenuto è stato il prolungamento dello stato di emergenza che stava per concludersi. Francois Hollande ha annunciato che durerà altri tre mesi e coinvolgerà anche i riservisti. Il secondo l’inasprimento delle attività in Siria e in Iraq da parte della Francia.

Quello della scorsa notte è stato un attacco particolarmente emblematico che ha ridato potenza alla parola “reazionario”: perché reazionari sono coloro che manifestamente negano i diritti dell’uomo rivendicati dalla Rivoluzione francese il 14 luglio 1789 con la presa della Bastiglia, simbolo del Vecchio Regime, e da allora celebrati annualmente nell’Esagono. «Questa è una reazione manifesta e conclamata contro la rivoluzione occidentale di cui la Francia è il simbolo occidentale per eccellenza», sottolinea Strazzari.

«Hanno utilizzato il camion sulla folla, uno strumento della strategia di insurgenza estrema e estremamente flessibile – dopo di questo c’è solo la faida con i coltelli alla palestinese – tra l’altro facilmente emulabile da chiunque. Non è la prima volta che l’Isis adotta questo metodo ma è la prima volta che miete tante vittime».

 

L’Isis sta perdendo territori sul piano militare e molti analisti hanno letto l’aumento degli attacchi terroristici (una media di 3-4 al giorno nel mondo, ormai) come il colpo di coda di uno Stato con limitate possibilità di manovra. «Ma non bisogna farsi illusioni: la capacità militare del’Isis è diminuita nei suoi territori, in Iraq e Siria, ma non sono cambiate le cause che hanno portato alla nascita dell’Isis. E non possiamo concludere che lo stato islamico sia un mostro in agonia».

In Iraq, ad esempio, è ancora aperta la questione dell’integrazione sunnita, anche se ci sono dei tentativi di accordo sulla questione siriana, a netto beneficio di Bashar al-Assad.