15 Novembre 2024
Words

La grande crisi delle banche

L’ossessione punitiva di Bruxelles (la città dove purtroppo si mangiano le cozze con i dadini di prosciutto) contro le banche meridionali della UE è del tutto fuori posto. L’Unione Europea è diventata lo strumento di una guerra non ortodossa della Germania contro il resto dell’Europa, aggredendo in prima battuta i pigri meridionali, che però hanno un tasso di produttività maggiore di quello dei tedeschi. L’idea che le banche “ si debbano curare da sole” è, oltre che folle, impossibile.

Dopo l’imposizione del pareggio di bilancio in Costituzione (una normativa che fa ancora rigirare nella tomba Luigi Einaudi) siamo passati al bail-in bancario, in cui i clienti degli istituti di credito sono corresponsabili, fino al semplice correntista, del crack della loro banca. È come incolpare gli operai delle scelte manageriali – follia.

Ma lo sanno, a Bruxelles, che gran parte dei titolari di azioni bancarie italiane sono ignari correntisti che, per avere un fido, si sono visti proporre l’acquisto di una quota pari valore di azioni, magari con un fido di eguale importo, in periodo di azioni artificialmente “alte”, subito svalutate, un fido che non occorreva affatto?

Lo sanno, sempre a Bruxelles, che i bilanci delle imprese sono sempre falsi, come diceva Enrico Cuccia; che è più difficile, per un cliente correntista di una nostra banca, sapere i dati veri che per un cammello attraversare la cruna di un ago?

Sono i guai di aver studiato in America, dove tutto è ridotto a formulina e le facoltà economiche sono utilizzate per fare da megafono delle mode ideologiche più ingenue. Ma vediamo meglio la questione.

La crescita, anche senza essere dei keynesiani, è trascinata dall’aumento della domanda aggregata. Cosa vuol dire?

La domanda aggregata, in macroeconomia, è la sommatoria della domanda di beni e servizi espressa da un intero sistema economico. La formula (per chi ne sia appassionato) è questa: Y= Y(M/P, G,T) dove M/P è l’offerta diretta reale di moneta e G la funzione inversa del tasso di imposizione fiscale T.

 

La crescita asfittica delle economie europee è programmata, oggi, dalla politica espansionistica della BCE, senza crescita, anzi con la diminuzione, della domanda aggregata. I dati ultimi di EUROSTAT 2016 sono chiari al riguardo. Nella UE a 28, dal 2009 al 2015, le entrate degli Stati sono cresciute fino al 45% in percentuale sul PIL, mentre la spesa pubblica è cresciuta dal 43,6% al 45%. Nell’Eurozona a 19, i Paesi dell’Euro, le entrate sono cresciute dal 44,4% al 46,6%. Le uscite degli Stati sono invece diminuite dal 50,7% al 48,6% del PIL medio. La crescita delle entrate è dovuta unicamente all’aumento delle tasse, mentre le minori uscite sono derivate dalla riduzione degli investimenti (-27%) e dalla riduzione della spesa per i dipendenti (-6,5%).

E, malgrado tutto questo, il debito pubblico è esploso, ovunque in UE, con o senza Euro. Tra il 2009 a il 2015 il debito sovrano degli Stati è salito dal 73 all’85,2% sul totale del PIL. Nell’Eurozona hanno fatto di peggio: nello stesso periodo, il debito pubblico è passato dal 78, 3% al 90,7%. Il PIL, nel frattempo, è cresciuto nella UE del 2,6% mentre nel’Eurozona è solo del 0,9%, poco più di un errore statistico.

Ecco quindi l’origine della crisi delle famiglie, oppresse dalle tasse e dalla riduzione del volume delle transazioni, per non parlare della svalutazione degli immobili, che rappresentano il 60% delle attività bancarie e il salvadanaio delle famiglie e delle imprese, portando alla crisi le banche, senza più depositi e prestiti produttivi da concedere.

La crisi bancaria deriva quindi da due fattori concomitanti: la riduzione, fino a meno di zero, dei tassi d’interesse e quello che abbiamo descritto sopra, la pesante recessione. Le banche, quindi, collassano e falliscono. E siccome le risorse proprie degli istituti di credito sono, da sempre, una parte molto piccola degli impieghi, viene ulteriormente aggredito, con il bail-in, il risparmio delle famiglie, imposto o libero, fino al semplice conto corrente, escutendo tutti i precedenti titoli di credito venduti alla clientela. È un ragionamento che ricorda Osama Bin Laden: se il popolo americano ha scelto liberamente i suoi governanti, diviene obiettivo lecito del jihad.

Se hai messo i tuoi risparmi nella Banca X, sei responsabile delle decisioni del suo management.

In Italia, lo comunica il bollettino della Banca d’Italia del 12 Luglio scorso, i depositi bancari sono aumentati del 3,2%, mentre le sofferenze bancarie hanno raggiunto quota 200 miliardi di Euro, mentre nel 2009 erano di 49 miliardi.

Alcuni banchieri tedeschi, che sanno bene la dimensione tragica e irresolubile della crisi bancaria europea, hanno proposto un fondo pubblico di 150 miliardi di euro per salvare almeno la rete degli istituti di credito in UE a 19. I burocrati di Bruxelles, invece si preparano a sanzionare le banche che, almeno in Italia, non sanno fare il loro mestiere.

Molti si ricordano del vecchio presidente del Monte dei Paschi di Siena, Mussari, che firmò i derivati Nomura senza sapere una parola di inglese, la lingua in cui erano scritti i contratti. Ma, se si sanzionano gli Stati, per le banche in crisi che non applicano o non possono attivare il bail-in, allora gli Stati aumentano la spesa pubblica per trasferimenti alla UE e diminuisce la residua elasticità per gli investimenti interni.

Saremmo di fronte a una Unione Europea usuraria che farebbe arrabbiare financo Ezra Pound.