21 Dicembre 2024
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Il Natale ha 5000 anni

Pensiamo a Gesù bambino. Pensiamo a una grotta con un bue e un asino. Pensiamo a Nazareth e a Betlemme. Sono passati oltre 2000 anni da questa immagine che la modernità ha codificato nel presepio, in ciò che tutti noi il 25 dicembre crediamo sia la festa più importante dell’anno, la festa dell’unione familiare. Eppure, qualche giorno fa, alcuni geologi e archeologi italiani hanno fatto una scoperta sorprendente. Il bambino vicino ai genitori, due animali nelle vicinanze, un astro all’orizzonte: potrebbe essere la Natività ante-litteram più antica mai scoperta finora, quella raffigurata in una pittura rupestre fatta 5.000 anni fa in una piccola grotta del deserto del Sahara egiziano, ribattezzata come Grotta dei Genitori. A sostenerlo è il geologo Marco Morelli, direttore del Museo di Scienze Planetarie di Prato, che l’ha scoperta durante una spedizione che aveva come obiettivo l’esplorazione di alcuni siti tra la valle del Nilo e il Gilf el-Kebir.

Il disegno è stato realizzato sul soffitto della grotta in ocra rosso-bruno, probabilmente da tribù nomadi di cacciatori e raccoglitori del Neolitico. “Sono stato sorpreso dall’incredibile somiglianza con la Natività cristiana”, racconta Morelli all’ANSA. “È probabile che rappresenti una raffigurazione classica, per quel periodo, della nascita di un bimbo e della formazione di un nucleo familiare, oppure di rituali di auspicio per la nascita di un figlio”.

 

Al centro della pittura rupestre sono raffigurate tre figure umane: un uomo a destra, una donna a sinistra (identificabile per le mammelle laterali stilizzate e per la sinuosità delle forme) e al centro un bambino, posizionato poco più in alto rispetto ai genitori, probabilmente a rappresentare l’auspicio per una nascita o una gravidanza. Più lontani sono invece visibili due animali di difficile interpretazione: il primo, posto più in alto, ricorda i mitici leoni acefali presenti in molte pitture rupestri della regione, mentre il secondo, in basso a destra, assomiglia a un babbuino o ad una scimmia antropomorfa. Sulla destra, infine, è visibile una piccola figura circolare che potrebbe rappresentare un astro all’orizzonte.

La scoperta, avvenuta nel 2005, è rimasta nel cassetto per diversi anni: i ricercatori volevano studiarla meglio nei dettagli, anche con un secondo sopralluogo che è stato condotto tre anni fa. “Nelle nostre ricerche non abbiamo trovato traccia di altre natività simili così antiche”, racconta Morelli. “Esistono molte scene familiari, ma in contesti e posizioni molto diversi: sono raffigurate scene di caccia, danze, persone che camminano. Invece qui troviamo una famiglia isolata, avvicinata da due animali che sembrano partecipare all’evento della nascita, sotto quello che sembra essere un astro. Non abbiamo trovato scene simili fino all’età paleocristiana”.