22 Dicembre 2024
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Trump e la scarpetta di cristallo

20 gennaio 2017, scocca l’ora dell’insediamento alla casa Bianca e sorpresa delle sorprese, Donald non si trasforma nella fatina buona. Articoli su articoli sono stati redatti in merito all’investitura dell’imprenditore e molti di questi esprimono stupore per il suo primo discorso da presidente, tenuto nel corso della cerimonia. Cosa si aspettava l’opinione pubblica? Difficile immaginare un intervento diverso da un esponente Repubblicano che ha impostato la sua campagna elettorale su motti populisti con un taglio simile a “Vincere e vinceremo”. Anche se forse sarebbe passato alla storia se avesse stupito tutti i presenti in Campidoglio dicendo “Ah, comunque non facevo sul serio in questi mesi, il mio programma è completamente diverso, ma grazie per avermi dato l’opportunità di diventare presidente”.

Che tipo di uomo fosse Trump e che politica avrebbe messo in pratica è parso chiaro sin dalla sua candidatura ed è diventato sempre più evidente in seguito all’Election Day. Tessera dopo tessera, Donald ha cominciato a costruire il suo puzzle, nominando come ministri, che lo affiancheranno per i prossimi quattro anni, magnati dell’industria e ultra conservatori. Solo per fare qualche nome tra i suoi figurano Mike Pence, governatore dell’Indiana fino alla nomina di vicepresidente odierna, Jeff Sessions, e Rex Tillerson, CEO della compagnia petrolifera ExxonMobil. Figure imponenti e tutti con posizioni rigide nei confronti dei temi come aborto ed immigrazione.

Torniamo a venerdì. Prima del discorso a Washington deve essere apparsa una fatina che ha pronunciato Bididi bodidi boo perché Trump in effetti ha subito una metamorfosi. Si è infatti trasformato in Cenerentola ed ha indossato come una scarpetta i sentimenti che permeano il mondo occidentale in questo momento particolare, la xenofobia e il desiderio di protezionismo. E gli calza alla perfezione.

Che cosa ha detto di preciso in seguito al giuramento? Tutto e il contrario di tutto. Ha espresso quello che il suo elettorato voleva sentire, inframezzandolo però con frasi contraddittorie.Un esempio? Basti prendere le frasi “Non imporremo a nessuno il nostro stile di vita” e “D’ora in poi ogni decisione in politica estera sarà presa in base agli interessi degli Stati Uniti”. Un ossimoro.

Il resto dell’intervento è concentrato sul concetto di “America first”, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti economici. Motti che tanti hanno criticato, alcuni addirittura
paragonando Trump a un personaggio dei fumetti americani. Il presidente USA è fascista? Come la maggior parte dei populisti, con ogni probabilità non lo è. Anche lo fosse, il problema più grave non è lo yankee ma avere politici predicanti come lui in Italia. Personaggi che appaiono in TV con i moon boot, che fanno lo yo yo tra gli eurogruppi, che chiamano la sala per le unioni civili “sala culimoni” in segno di sfregio e chi più ne ha più ne metta…siamo alla frutta.

Laura Boopy Bartoli

Nata a Udine nel 1989. Friulana di nascita, ma con origini toscane, pugliesi e siciliane. Dopo il diploma all’Istituto artistico, ha proseguito gli studi scegliendo l’indirizzo in Scienze della comunicazione.