22 Dicembre 2024
Words

Il robot quotidiano

Non c’è scampo. Siamo ormai prede delle macchine, prede della tecnologia e dei computer. È notizia di questi giorni che oltre la metà del traffico online nel mondo non è generato da persone in carne e ossa, ma dai “bot”, cioè i software creati per svolgere attività automatizzate su internet, dalla pubblicazione di messaggi ‘pro Trump’ su Twitter alla scansione del web per indicizzare i siti e fornire risultati di ricerca. Il quadro emerge dal “Bot Traffic Report” di Imperva Incapsula che evidenzia per il 2016 un ritorno alla crescita dei ‘bot’ ‘buoni’, quelli usati ad esempio da motori di ricerca come Google o da social come Facebook per migliorare l’esperienza degli utenti sulle proprie piattaforme, rispetto a quelli ‘cattivi’ usati dai cyber-criminali per bloccare i siti.

Nel 2016, rileva la società, solo il 48,2% del traffico online è stato generato da persone, mentre il restante 51,8% è stato alimentato dai “bot”. Si tratta di una piccola inversione di tendenza rispetto al 2015 (l’uomo aveva generato il 51,5% del traffico online), ma è almeno dal 2012 che si registra il “sorpasso” delle macchine sugli umani.

Nell’ultimo anno, rilevano gli analisti, è da evidenziare un ritorno alla crescita dei “bot” buoni (rappresentano il 22,9% del traffico online), ad esempio i software usati da Google per indicizzare le pagine web e restituire risultati di ricerca pertinenti. Stabili i “bot” cattivi (circa 29%), usati per seminare “spazzatura” online e sferrare attacchi informatici. Tra questi l’esempio più eclatante dell’ultimo anno è Mirai, il “bot” che a ottobre scorso “ha spento” Internet negli Usa, mettendo al tappeto centinaia di siti.