22 Dicembre 2024
Words

Attualità nei libri

All’inizio degli anni ’70 si trovava, nella Libreria Feltrinelli di Pisa, allora diretta da un affascinante e ancor giovane Carlo Ripa di Meana (sogno erotico di tutte le professoresse democratiche), una rivista saccente e dogmatica, “Quaderni Piacentini”. In ogni numero potevate trovare (soprattutto ad uso delle suddette professoresse democratiche) l’elenco dei libri da leggere e quello, come allora nelle parrocchie per il cinema, dei libri proibiti. Io non proibisco alcun volume, ci mancherebbe altro, visto che ormai il 62% dei miei ignorantissimi connazionali non legge nemmeno un libro l’anno, fosse anche l’Artusi (consigliatissimo) o un romanzetto rosa della Delly (sconsigliato anche alle mamme). Vi voglio solo raccontare qualche buon testo che ho tra le mani, e tanto mi basta.

Il primo che mi viene in mente è lo straordinario Il regno della parola di Tom Wolfe (Giunti, 16 Euro). Ho un debito di riconoscenza per Wolfe, autore di un noto racconto e del suo fortunatissimo titolo, un testo che vi consiglio anch’esso, Radical Chic. In Italiano lo trovate in una edizione di Castelvecchi a 11 Euro. Radical Chic è il racconto, esilarante e feroce, di un party organizzato dal direttore d’orchestra Leonard Bernstein per il Black Panther Party, un partito che organizzava autodifese violente delle comunità nere e che i camerieri di Bernstein e della moglie, lei in jeans ma con una costosa collana di Tiffany, camerieri naturalmente neri anch’essi, ben conoscevano come una organizzazione paramafiosa. Eccolo, il fascino del radical chic: dire il contrario di quel che si fa, ma con stile, sapendo di essere, proprio per questo, il faro delle masse. Ma senza capire un cavolo del mondo che vogliono illuminare.

Ne Il regno della parola Wolfe analizza, invece, i miti accademici e scientifici sul linguaggio, entità ancora inspiegabile. Un’altra mafia, non meno pericolosa delle ronde del Black Panther. Darwin, come ci racconta Tom Wolfe, ruba l’idea evoluzionistica ad Alfred Wallace, e poi organizza una sorta di mafia, stavolta accademico-mondana, per “portare avanti” l’evoluzionismo radicale tra quelli che cominciano a farsi chiamare, come accadrà dopo il Processo Dreyfus, gli “intellettuali”, termine che all’inizio è usato con giustificato disprezzo da Clemenceau.

Detto tra parentesi, dato che al processo del capitano ebreo francese nasce il Sionismo, con il giornalista viennese Theodor Herzl, andate a chiedere agli attuali “intellettuali” come è nato lo Stato di Israele. Vi copriranno di improperi e vi definiranno, come al solito, “fascista”.

La cultura però non è ideologia e la “parte giusta”, sempre quella, non salva affatto dal cretinismo e dall’ignoranza. Ma a Darwin manca un tassello, la genesi evolutiva del linguaggio e delle facoltà superiori dell’uomo, come avevano invece subito notato Max Mueller e lo stesso Wallace, il vero fondatore dell’evoluzionismo. Per Darwin la lingua derivava dal solo comportamento animale, ma non si capiva bene come. La cosa finì lì.

Altro caso esaminato da Wolfe è Noam Chomsky, laddove si dimostra, sempre nel testo di Wolfe, come la “grammatica generativa” del notissimo linguista sbatte contro il gergo di un popolo dell’Amazzonia, che non possiede affatto le categorie primarie che Chomsky intravede in tutte le lingue possibili e immaginabili. La boria dell’universalismo crea disastri. Parte, anche qui, la character assassination del povero linguista, Everett, che ha scoperto la lingua anomala, ma in questo caso non basta il “fascismo”, occorre anche il “razzismo”.

 

Un altro buon testo da leggere è lo strano ma utilissimo libro di Piero Bevilacqua, Felicità d’Italia – Paesaggio, arte, musica, cibo Laterza 20 Euro. Nella ormai notissima triade massonico-giacobina non si sa bene cosa sia davvero la Fratellanza e quindi anche la Felicità, garantita per iscritto, almeno in quanto pursuit of happiness pure nella Costituzione degli USA. È una storia, quella di Bevilacqua, spesso ricca di piccole ma utili notizie, incentrata sugli “usi comuni” e sul loro impatto nella vita del nostro Paese. Un racconto che ci fa capire quanto sia credibile l’ipotesi iniziale, quella secondo la quale le istituzioni non ufficiali, gli usi civici, le tradizioni forti ma non scritte sono il fondamento della Grande Storia, l’Histoire bataille sulla quale ironizzavano un po’ troppo quelli delle “Annales”.

 

Un altro libro che vorrei consigliarvi è Regni dimenticati di Gerard Russell, Adelphi 25 Euro. Qui si tratta di farci conoscere le “religioni minacciate del Medio Oriente”, come spiega il sottotitolo, e il volume è un viaggio, appassionante quasi come I sette pilastri della saggezza di Lawrence d’Arabia (che trovate in un’edizione Bompiani, a 20 Euro). Il Medio Oriente, lo sanno bene i tecnici della materia, non è solo jihad della spada di Al Qaeda o del sedicente “califfato” di Al Baghdadi; e non è nemmeno il variegato mondo politico e culturale israeliano o i regimi “democratici” e debolissimi, imposti dalle sciocche operazioni militari successive alla fine della guerra fredda. No, ci sono anche quelli che appunto l’Isis siriano-iraqeno ha cercato di sterminare per islamizzare tutto, quasi riuscendoci. E qui troviamo gli Yazidi, teorici della reincarnazione che adorano (verbo improprio ma utile in questo caso) un angelo cha assume le forme di un pavone, sacrificano i tori (tradizione visigota che poi ritorna nella corrida spagnola) e che vengono accusati, per errore di adorare il diavolo. Hanno subìto il secondo più feroce attentato mai accaduto, sempre da parte dell’Isis. Oppure i mandei, che credono nel Mondo della Luce, il Pardés di ogni monoteismo, ma il loro principio del male è femminile, e hanno come apostolo Giovanni Battista. Ci sono anche i drusi, con la loro dottrina segreta derivata da Pitagora e Platone, oppure i Samaritani, eredi del Regno di Israele e non di quello di Giuda, che considerano il Tempio di Davide un tradimento della “vera dottrina”, o ancora i Copti, eredi egizi della predicazione di San Marco, oppure gli zoroastriani, primo culto di carattere dualistico, risalente all’Età del Ferro. E ancora oggi l’Iran sciita fa festa proprio nel giorno del capodanno zoroastriano. Ecco, se cominceremo a leggere il Medio Oriente con la pazienza e l’amore di chi non si crede illuministicamente superiore, in quanto “laico”, forse riusciremo anche a portarci la pace. E dovremo anche rispettarne la straordinaria diversità culturale e religiosa, altro che il McWorld teorizzato dai portatori di democrazie.

Buona lettura, ed evitate di stare quindi tra il 62% degli italiani. La “dittatura della maggioranza”, come la chiamava Alexis de Tocqueville (La democrazia in America, Rizzoli, 12 Euro) è da sempre la peggiore.