15 Novembre 2024
Words

Addio all’economia italiana

A Londra non ci vogliono più bene. Ma nemmeno altrove. Le proiezioni economiche sul futuro dell’Italia, in tutti i think tank più attenti, sono decisamente nere. Siamo al lumicino. Entro 10 anni l’Italia sarà una nazione tecnicamente cessata, finita, ed è per questo, che molte imprese nazionali di vari settori fanno i tutor di interessi alieni. Il settore manifatturiero sta per essere definitivamente smantellato. Secondo alcune recenti analisi della London School of Economics, la deprivazione del nostro manifatturiero continuerà ancora in futuro. Dalla crisi a oggi, ovvero dal 2008 finora, sono diminuite di 32mila unità le aziende di questo settore, il secondo, ma spesso il primo per qualità del prodotto, rispetto alla Germania.

Probabilmente, l’errore sta nel manico: la nostra classe politica, serva dello straniero per assioma internazionalista più che per scelta razionale, ha firmato una quantità di accordi multi e bilaterali che, in un breve futuro, saranno dannosi per le nostre imprese. Mi viene in mente quando i nostri alabastrai volterrani andarono a regalare le tecnologie e gli strumenti ai “compagni” spagnoli in Aragona. I “compagni” spagnoli gli fecero subito concorrenza sui prezzi. Loro erano spagnoli, ma i nostri alabastrai, che mi onorano della loro amicizia antica, sono “volterrani”, privi quindi di una direzione economica e strategica nazionale.

E dopo il 2008 i numeri parlano da soli: dal 2007 al 2013, il PIL italiano è a -8,17%. Il Pil pro capite, dal 2007 al 2013, è caduto del 9,1%. Il reddito reale disponibile per le famiglie, dopo il prelievo fiscale e tutto il resto, si è abbassato del 10,3%. La ricchezza nazionale, ovvero l’insieme delle risorse economiche della nazione, è diminuita del 9%, con una perdita di 843 miliardi di Euro. La produzione industriale è caduta del 15% secco dal 2008 al 2013, in solo cinque anni. Il potenziale industriale italiano è caduto, nello stesso periodo, del 15%. E si tratta di una misura astratta, che misura tutti i valori di sviluppo presenti. Le aziende chiuse, sempre dal 2008 al 2013, sono state 120mila, tra fabbriche di medio livello e piccole imprese. La disoccupazione (questo dato lo sanno purtroppo in molti) è salita fino al 12,7%, con straordinarie differenze tra classi di età, ancora più significative della crisi strutturale che ormai ci governa, tra bulli di paese e vecchi satrapi.

C’è una speranza, soprattutto dall’odiato Trump. Siamo ancora protetti per i titoli di Stato italiani dalla BCE e dal suo “quantitative easing”, mentre l’economia Usa si avvia ormai alla sua piena capacità e quindi dovrà fare affidamento proprio all’import. L’effetto della svalutazione dell’Euro sarà in Italia tre volte almeno più forte di quello che accadrà in Germania, allora noi saremo favoriti. Ma Draghi ci proteggerà solo fino alla fine di quest’anno, e poi cosa accadrà, con questi politicanti adatti solo al flipper di Rignano o alle dormite feroci sui divani del Circolo della Caccia?La disoccupazione giovanile, lo ricordiamo, è ormai al 43%. E come possiamo avere un futuro, se non diamo lavoro a chi ci dovrà pagare le pensioni?

Ecco, in questo contesto, che i nostri finanziatori possibili sanno meglio di noi, che stiamo a litigarci per le piccole leggine radicaleggianti, che andrebbero messe in coda rispetto a una buona e definitiva riforma degli accessi universitari, per esempio. Oppure per una legge sul “reddito di cittadinanza”, che, nella situazione in cui andremo presto a cadere, sarà un bagno di sangue finanziario.

Il nostro debito pubblico a ottobre scorso, grazie anche alla politica dei governanti analfabeti, è schizzato fino a 2.223,8 miliardi, con un aumento di ben 11,3 miliardi rispetto al solo mese precedente. I famosi “tavoli di crisi” aperti (per la gioia dei falegnami romani) al Ministero sono ormai 148. E gli stranieri, da Bollorè ad altri, stanno contendendosi i rimanenti gioielli dell’impresa italiana. E speriamo che la nostra politica estera, che già non ha avuto i coglioni per opporsi all’avventura libica contro Gheddafi, che tanti lutti inflisse ai cretini che l’hanno sostenuta all’inizio, non si faccia illudere su uno “spezzatino” per l’ENI. Sarebbe la nostra fine strategica e, quindi, industriale. Ma, con questi politicanti, ci spero poco.