Per modo di dire, Tolmino Baldassarri
Par môd d’un dì
quêica vôlta ass gen quël
un ch’a l’en vest an l’avden piò
a sen a e’ mònd
par môd d’un dì
Per modo di dire
qualche volta ci facciamo un cenno di saluto
uno che abbiamo visto non lo vediamo più
siamo al mondo
per modo di dire
Càpita che una rubrica sulla poesia nasca per caso, e non è facile, per chi la cura, trovare le parole giuste per esordire, qualora non ci si lasci sedurre da una lettura casuale. Sarà per questa ragione che mi sono lasciato convincere dall’immagine di questa breve e raffinata poesia di Tolmino Baldassari (1927-2010), il quale meriterebbe – e non sarei il primo a dirlo – una più attenta lettura, non solo per collocare la sua opera nel quadro della poesia dialettale contemporanea, ma per cogliere il senso del suo apparente minimalismo lirico.
Poeta di pochi versi, Baldassari comincia a pubblicare dopo la lettura de I bu (1972) di Tonino Guerra, con la silloge A i progni serbi (1975), e prosegue con varie raccolte. Fra queste, è La néva, che esce per Forum/Quinta Generazione nel 1982, a imporlo alla ribalta della critica nazionale. Che cosa abbia Baldassari di così pregevole da fargli guadagnare, negli anni, rispetto e simpatia critica da parte di molti lettori? Forse è proprio un’umiltà di non scrivere poesie per cambiare il mondo, ma almeno di cambiare se stessi; compito più impegnativo che realizzare mille manifesti.
L’umiltà non è mai sopra le righe, non alza mai la voce: mormora, suggerisce, lascia intuire; entra nel cuore di chi legge senza proiettarsi in un orizzonte estivo, perentorio, privo d’ombre. Che cosa resta, infatti, di qua da quell’assedio di tenebre che è la storia degli uomini sulla terra? Quanta vita? Sopravvive un barlume di saggezza che, spigolando tra le Einfache Formen di André Jolles, vediamo adagiarsi nei frammenti sparsi di una cultura contadina che per millenni ha governato e guidato, nel bene e nel male, il nostro cuore, e che a un tratto è stata spazzata via dal vento di una nuova più aggressiva inquietudine sul senso dell’esistenza.
A una a una cadono via come illusioni, da un albero un tempo verdeggiante, le foglie che ci proteggevano dal sole e dalla pioggia. Ogni tanto ne cade ancora una che ci stupisce, ed è questa la poesia di Baldassari, Per modo di dire (tratta dalla nuova edizione La néva. Poesie 1974-1981, pref. di F. Mancinelli, Raffaelli, Rimini 2016, pp. 76-77), che vale più di un rapido saluto.