19 Novembre 2024
Sun

Luca Lanfredi, Il tempo che si forma, L’arcolaio Editore 2015, pag. 94, € 11,00

Il tempo della vita scivola dalle nostre mani, inesorabile, si legge tra i versi di Luca Lanfredi. C’è un momento in cui, se ci voltiamo indietro a recuperare il passato, capiamo quanto si sia accorciato l’arco da percorrere ancora. Di quella strada larga che sembrava infinita, bianca, su cui scrivere il nostro percorso, rimane un tratto breve.  Oltre  c’è l’ ombra, il buio. Eppure i giorni si sono sommati ai giorni in un ripetersi di gesti, di immagini e di parole a cui ci siamo assuefatti e la consapevolezza di ciò ci riempie di stupore. Lanfredi cerca di capire la concretezza del tempo della nostra vita, la “pietra che siamo stati”, recupera la fisicità di oggetti, i confini delle azioni, per dare loro spessore e farne chiodi a cui attaccare la verità del nostro percorso. Per sottrarlo al niente che altrimenti lo divora e cancella.

E’ un lavoro di pazienza, è uno sforzo selettivo richiesto al pensiero ed al cuore, un atto d’amore e di rispetto per la vita stessa, del resto “la prima tenerezza è la pazienza”. I nostri gesti determinano uno spaziotempo che ci offre “troppo e pochissimo di tutto”, in “questa vita, poi, che appare/ e disappare con uno svaporio/ di indizi”.

Con un registro fortemente simbolico, Lanfredi crea un gioco continuo di contrasti, di bianco e nero: radici di piante che rompono l’asfalto con la forza della gioventù contro la scorza vecchia che si stacca dai tronchi; voci allegre di un tempo, corse in bicicletta contro una diversa stasi; “la voce che indossammo allora” contro un battere non limpido di campane  in attesa; sogni ridenti e mattini luminosi contro “aria che non saremo”.

C’è una ricerca del quotidiano, di particolari che l’occhio ruba anche da un treno in corsa, di frammenti, di esigenza assoluta di azione. Per essere: “Che cosa faremo quando non saremo?”

Mentre riconosce che la morte appartiene alla vita, che tra tanti nostri passi la morte “è un passo non guardato” -questione di un attimo- che una linea sottile separa le due dimensioni, che nell’eternità del tutto la nostra  esistenza è un nulla, infatti “mancano già due minuti al tempo”,  Lanfredi riconosce l’importanza delle relazioni umane, della comunicazione, del legame affettivo. In questa raccolta dove il tu, l’interlocutore muto, è prevalente, il gesto di porgere i polsi, tesi verso l’altro, acquista più pregnanza simbolica di qualsiasi parola. Perché è concretezza, contatto, amore. E riscatta ogni esistenza.

Marisa Cecchetti

Marisa Cecchetti vive a Lucca. Insegnante di Lettere, ha collaborato a varie riviste e testate culturali. Tra le sue ultime pubblicazioni i racconti Maschile femminile plurale (Giovane Holden 2012), il romanzo Il fossato (Giovane Holden 2014), la silloge Come di solo andata (Il Foglio 2013). Ha tradotto poesie di Barolong Seboni pubblicate da LietoColle (2010): Nell’aria inquieta del Kalahari.