Gina e la CIA
Gina Cheri Haspel, la nuova direttrice della CIA, ovvero anche la nuova Director of Central Intelligence, quella che dalla CIA coordina tutte le altre sedici agenzie di spionaggio USA, nasce il 1° ottobre del 1956 ed entra nel più importate e noto Servizio americano nel 1985. E’ stata, in effetti, la seconda donna come vicedirettore della CIA, visto che Obama aveva nominato, a suo tempo, Avril Haines, nel 2013. Ha lavorato per diversi anni nel Clandestine Service dell’Agenzia. Ha diretto, tra l’altro, un “black site” in Thailandia, dove venivano interrogati i jihadisti catturati dalle Forze USA in Afghanistan e in Pakistan. I “black sites” erano luoghi coperti sia ai Servizi del governo locale che, spesso, anche ai gradi meno importanti della stessa CIA. Il Servizio Clandestino di Langley parla pochissimo.
E qui ci sono da fare subito due osservazioni tecniche. La prima è che gli USA, quando si sono trovati a dover fronteggiare il jihad “della spada” di Osama Bin Laden e della sua “Base solida” (Al Qaeda al sulbah) non avevano sufficienti elementi in loco. Sapevano poco o nulla. Quello che conoscevano veniva dato loro dai Servizi “amici” dell’Arabia Saudita, della Giordania, dell’Egitto e del Pakistan. Notizie ammaestrate. E pensare che c’è una povera ministra degli Esteri in pectore , ovviamente dei Cinque Stelle, la quale afferma che Al Qaeda, i Taliban, il jihad della spada sono tutte solo “creazioni” degli Stati Uniti. L’Inter-Service Intelligence, il Servizio pakistano, era però amico degli USA ma anche creatore, nel frattempo, dei Taliban (“studenti”) che addestrava per destabilizzare l’Afghanistan e creare la profondità strategica per lo strettissimo Pakistan, che è integralmente un obiettivo del nucleare indiano.
La seconda osservazione riguarda il fatto che le Agenzie USA, diversamente da quelle europee, sono anche “law enforcement agencies”, organismi che impongono la legge e sanzionano chi la infrange. Era proprio questo il pomo della discordia tra il SISMI di Niccolò Pollari e la CIA, nella persona di Robert Seldon Lady, l’antenna americana a Milano, sulla questione del rapimento americano di Abu Omar. Gli operativi americani volevano catturarlo e spedirlo in Egitto, il suo paese di origine, per fargli scontare alcune condanne che l’efficientissimo sistema giudiziario del Cairo gli aveva comminato. A noi non fregava niente del “penale” di Abu Omar, già figura di spicco della moschea milanese di Viale Jenner. Pollari giunse perfino a dire che “noi non siamo uno stato sudamericano”, ma l’accordo segreto con gli USA c’era e andava rispettato, a meno di ritorsioni. Abu Omar era certo un criminale egiziano ma soprattutto, per noi, inconsapevolmente, una miniera di notizie. Gli americani lo rapirono, senza alcuna collaborazione italiana, ma anzi con molto fastidio dei Servizi nostri, per poi portarlo nella base tedesca NATO di Ramstein e, successivamente, nelle mani della democraticissima polizia egiziana. Poi, ci fu il solito magistrato milanese a rompere i… ci siamo capiti.
Nel sito tailandese, durante la presenza di Gina Haspel, vennero tra gli altri torturati con il waterboarding, la simulazione di annegamento, Abu Zubaydah e Abd al Rahim al Nashiri. Il primo era il capo del controspionaggio di Osama Bin Laden, il secondo aveva diretto l’attacco alla USS Cole del 2000 nel porto di Aden e, in seguito, le operazioni di Al Qaeda nel Golfo Persico. Entrambi erano cittadini sauditi. Solo dieci giorni prima dell’11 Settembre 2001, infatti, il ministro dei Servizi sauditi, il principe Turki bin Faisal, si era dimesso dopo ben 23 anni alla guida dei Servizi di Riyadh.
Ma torniamo a Gina Haspel. La vicenda del waterboarding in Tailandia, appena diventa carne da cannone mediatica, ne blocca la conferma a n. 1 del Clandestine Service, mentre la Haspel rimase a capo del Foreign Intelligence and Covert Action, ma anche capo di stato maggiore (uso le categorie italiane) dello stesso Servizio Clandestino. Trump l’ha nominata Vice Direttore della CIA il 2 Febbraio 2017, una collocazione che non richiede la conferma da parte del Senato. Invece del solito politico alla CIA, l’unpredictable Trump, come egli stesso si definì in una intervista al New York Times pochi giorni dopo la rielezione, ha scelto una dell’Agenzia, una “dura” del controspionaggio e del Servizio Clandestino. Trump avrà sempre più bisogno dell’Agenzia, e lo sa. Ma la notizia della nomina della Haspel è ancora più interessante se la mettiamo in relazione con la parallela nomina di Mike Pompeo a Segretario di Stato; e Pompeo è stato fino ad oggi il direttore della CIA, il diretto superiore della Haspel. Rex Tillerson, il Segretario rimandato a casa (o, meglio, alla ricchissima poltrona di presidente della più grande e potente compagnia petrolifera mondiale, la Exxon-Mobil) voleva mantenere l’accordo sul nucleare con l’Iran, Trump (e Israele) lo vogliono far saltare.
Ma chi è Mike Pompeo? Nato nel 1963 a Orange County, California, è stato membro alla Camera dei Rappresentanti per il Kansas, è stato poi membro del Tea Party, il movimento di base confluito successivamente nel Partito Repubblicano ed è, inoltre, parte non trascurabile della Italian American Congressional Delegation. I genitori erano entrambi di origine italiana, anzi, abruzzese. Primo della sua classe all’Accademia di West Point, nel 1986, si laurea lì in Ingegneria Meccanica. Dal 1986 al 1991 compie il servizio di controllo al Muro di Berlino, con il ruolo di capitano. Nel 1994, infine, si laurea in legge alla Harvard Law School, tre anni dopo che lì si era laureato Barack Obama.
“Gli americani sono un popolo di avvocati” affermava sconsolato l’Avv. Alexis de Tocqueville nel suo straordinario “la Democrazia in America”, un testo ancora utilissimo per capire la psicologia politica degli USA.
Con tre vecchi compagni di West Point, nel 1998, compra alcune vecchie società e fonda la Thayer Aerospace, ed è bene notare che Thayer era il fondatore dell’Accademia Militare di West Point. Poi, diviene presidente della Sentry International, una ditta che si occupa di apparecchiature per l’industria petrolifera. Cerchi la classe politica, in America, e trovi sempre il petrolio, dai Bush a Truman, per non parlare dei tanti petrolieri che finanziarono la campagna dell’attore e sindacalista Ronald Reagan.
Nell’agosto 2017 Mike Pompeo ha preso direttamente le redini del Counterintelligence Mission Center, il centro che controlla tutte le questioni inerenti al sempre più fantasioso legame tra Trump e i russi, che lo avrebbero fatto vincere, secondo i media clintonian-democratici. Balle. Ma tali da condizionare Trump e fargli scegliere se seguire i dettami, ricattato, dello “Stato Profondo” Usa, o se invece seguire la sua linea politica, e trovarsi destituito. Mike Pompeo gode di ottimi rapporti con la nuova dirigenza saudita e con il Re giordano Abdallah, la vera testa pensante del Medio Oriente. L’obiettivo a breve della politica estera Usa? Ridiscutere il trattato JCPOA con l’Iran, quello del parziale (e improbabile) controllo delle armi nucleari di Teheran, poi arrivare a un accordo per il cessate il fuoco in Siria che, probabilmente, porterebbe a un frazionamento di quel Paese.