William Tatge + Last Call, Borderlands, Edizioni Parco della Musica
C’è ancora, per fortuna, chi ha voglia di fare musica fuori dalle briglie dei suoni già sentiti e, soprattutto, lontano dal mainstream che conduce tutto a una semplificata versione melodizzata di repertorii jazz fatti di standard e ballads. Siamo quindi di fronte a un progetto musicale forse controcorrente, forse fuori moda, ma rigoroso e suonato da veri professionisti, quando è facile ormai imbattersi in nostalgici strimpellatori di gesti risaputi.
Questo Borderlands è proprio ciò che il titolo promette. Sono appunto territori di confine che rimarcano una maniera di fare musica in quartetto che tiene testa a molti esperimenti del passato del jazz dell’ultimo Novecento. Il cd è composto da otto brani inediti e originali, composti da William Tatge che suona il pianoforte, accompagnato da Dan Kinzelman al sax tenore, Francesco Ponticelli al contrabbasso e Stefano Tamborrino alla batteria.
Dai fraseggi ossessivi di alcuni brani, tra cui l’omonimo che dà il titolo all’album, si passa a melodie complesse che risolvono in semplici passaggi facilmente orecchiabili. Ma la vera qualità di questo lavoro è l’indubbia capacità dinamica della tastiera suonata da Tatge e l’apporto mai scontato di tutti e tre gli strumentisti. Si sente una fortissima legatura di modo, un interplay tra i vari musicisti che rende l’ascolto scorrevole e attento.
Sarebbe bello capire come questo lavoro potrebbe svilupparsi dal vivo con le varianti necessarie di uno spettacolo live e le improvvise possibilità che jazzisti di questo livello possono mettere in atto per ogni brano. Per questo sarebbe interessante avere di nuovo in Italia, dal vivo, questo jazz quartet che si chiama William Tatge+Last Call.