22 Dicembre 2024
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Richard Brautigan, Sognando Babilonia, Minimum Fax 2018, pagg. 250, 16 euro

C. Card, lo scalcagnato detective privato protagonista di Sognando Babilonia, è probabilmente il più tenero e poetico dei perdenti che vi capiterà di incontrare in letteratura. Il suo problema è una tendenza patologica alla fantasticazione che lo rapisce e che gli fa perdere il contatto con la realtà per immaginare avventure emozionanti e inverosimili di un proprio alter ego nella Babilonia di Nabucodonosor, al fianco della bellissima amante Nana-dirat. Nella realtà, rimasto senza ufficio, senza macchina, senza clienti, senza donne, senza un centesimo in tasca, pieno di debiti con chiunque conosca e vittima di un complesso di Edipo grande quanto la Statua della Libertà, viene convocato da un misterioso cliente per un incarico che potrebbe rappresentare l’ultima occasione della vita per rilanciarsi. Metà giornata (e metà romanzo) la passa nel tentativo di racimolare qualche pallottola, visto che ha finito anche quelle. La seconda parte della giornata (e del romanzo) è un velocissimo susseguirsi di incontri, eventi più o meno surreali, equivoci, avventure, e naturalmente infinite fantasticherie, che precipitano verso l’epilogo finale.

Il tema dell’evasione dalla routine quotidiana dentro una dimensione completamente onirica era già stato diversi anni prima al centro del popolarissimo La vita segreta di Walter Mitty di  Jamers Thurber (giunto fino a noi anche in molteplici vesti cinematografiche più o meno fedeli, compreso il Paolo Villaggio di Sogni mostruosamente proibiti) e in anni più vicini, in chiave però niente affatto pacificata dall’umorismo e dalla tenerezza, dal densissimo e drammatico The Universal Baseball Association di Robert Coover (pubblicato in Italia da Fanucci come Il gioco di Henry). Brautigan, fedele ai suoi principi, si inserisce nel solco tracciato dal primo dei due, che fu certamente sua fonte di ispirazione: basti vedere il parallelismo per quanto riguarda il rapporto del protagonista con la madre, le rispettive vicende dei cadaveri scomparsi e lo sdoppiamento nella realtà della figura della donna dei sogni, come da protocollo bellissima, affascinante e bionda.

Sognando Babilonia è però soprattutto una scanzonata e divertentissima parodia dell’hard boiled tradizionale che si aggiunge, accentuandone la radicalità e la spensieratezza, a una lunga tradizione di riscrittura ironica del romanzo poliziesco Ed è, a suo modo, un omaggio continuo ed esplicito alla letteratura e al cinema di genere avventuroso e fantastico, e soprattutto – nella connotazione stilizzata dei personaggi e nella forma narrativa, che nel suo procedere velocissima per brevi capitoli di tre o quattro pagine (ma spesso anche meno) ricalca la forma della striscia – al fumetto, da Dick Tracy in poi.

Settimo (e penultimo) dei romanzi pubblicati in vita da Brautigan, Sognando Babilonia uscì nel 1977, quando la popolarità dell’autore, spremuta all’inverosimile dopo il successo di Pesca alla trota in America, aveva ormai imboccato la strada del declino. L’accoglienza che ricevette sancì definitivamente l’incomprensione totale che la maggior parte della critica letteraria americana manifestava ormai da anni nei confronti di Brautigan, sbeffeggiandolo e apostrofandolo nella migliore delle ipotesi come scrittore naïf e infantile. Se amara fu la conclusione della vicenda umana di Brautigan, con il suicidio compiuto a Bolinas pochi anni dopo, dolcissima è invece la giustizia postuma, visto il rinfocolarsi a partire dagli anni Novanta di una seria attenzione critica nei suoi confronti e il risveglio di una venerazione diffusa che proprio non vuol saperne di estinguersi. Noi, che a questo culto ci iscriviamo senza ombra di dubbio, rileggiamo ancora con gran piacere e divertimento Sognando Babilonia (nella traduzione di Pietro Grossi già pubblicata da Marcos y Marcos nel 2002) e ringraziamo Minimum Fax che lo riporta nelle nostre librerie, all’attenzione dei più distratti e dei più giovani che se lo sono perso prima d’ora. Con la speranza di poter presto godere anche delle opere finora inedite in Italia.

Martino Baldi

Martino Baldi è nato nel 1970 a Pistoia. Già giornalista televisivo, organizzatore culturale e scrittore, suoi testi poetici, narrativi e di critica sono presenti e dispersi in volumi, riviste e antologie in Italia e all'estero. È caporedattore della rivista "The FLR - The Florentine Literary Review". Lavora come bibliotecario alla Biblioteca San Giorgio di Pistoia, per cui ha ideato e organizza il festival letterario "L'anno che verrà - i libri che leggeremo".