Massimo Polidoro (illustrazioni di Francesco Bongiorni), Atlante dei luoghi misteriosi d’Italia, Bompiani, Milano 2018, 25 euro
Manca in questo Atlante il luogo più misterioso di tutti, quello misterioso per eccellenza, dove si entra con mille promesse e vi si alberga con tanti privilegi, anche quelli di non mantenere le promesse fatte. Sto parlando di Montecitorio, del luogo principe della politica nazionale che ha compiuto da poco 100 anni. Tuttavia capisco perché Massimo Polidoro autore dell’Atlante dei luoghi misteriosi d’Italia, con le illustrazioni di Francesco Bongiorni, non l’abbia messo: non se ne verrebbe a capo neppure se fosse enciclopedizzato nel mistero.
Invece questo libro ci porta in giro per la penisola in tanti posti conosciuti e meno famosi.
C’è il Monte Musinè, vicino a Torino, dove si è sostenuto fosse presente una base UFO al suo interno. Qui qualcuno ha scavato un’impronta dello yeti, altri hanno fotografato un extraterrrestre di quasi 300 anni, e altri hanno eretto una specie di menhir con graffiti ufologici.
C’è Consonno, in Brianza, una specie di minuscola Las Vegas abbandonata, che da luogo di piaceri e divertimento è diventato il paese abbandonato per eccellenza, o meglio il paese dei balocchi abbandonato.
Ci sono le indemoniate di Verzegnis, cioè una trentina di donne e un carabiniere (sic!) che si agitano in preda a isterismi non meglio identificati e vengono messe sotto osservazione dal medico Franzolini di Udine. Siamo nel 1878. Ai giorni nostri si è parlato di istero-demonopatia, e già Freud aveva trovato cause di queste manifestazioni nella repressione sessuale.
Come si vede il libro affronta il tema dei luoghi secondo fraseggi differenti, nel senso che non ci si limita soltanto a vecchi castelli incantati, ma si elencano zone fisiche come una montagna, costruzioni di fondazione come una città dei divertimenti, e aree dove si manifestano comportamenti sociali stravaganti, come nel caso delle “streghe”.
Ma ci sono anche edifici maledetti, come Ca’ Dario a Venezia; strade nascoste tra le pietre e i boschi della Maremma, come le Vie Cave di Sorano; giardini e boschi pieni di mostri, come il Parco di Bomarzo; un’ampolla col sangue rappreso che ogni anno si scioglie (fenomento dovuto alla tissotropia), come il sangue di San Gennaro; loculi sotterranei pieni di teschi e scheletri, come la catacombe del Convento dei Cappuccini di Palermo; gli oltre trecento monumenti funerari di età nuragica, come le tombe dei Giganti di S’Ena e Thomes in Sardegna.
E poi c’è la Scarzuola, una città-ideale, pensata e sognata dall’architetto Tomaso Buzzi (maestro di Gae Aulenti) che trovò pace alle sue sfrenate fantasie sincretiche e alchemiche in questo pezzo di centro Italia, in Umbria, a Montegiovi, in provincia di Terni, per liberare tutta l’energia della creazione architettonica in questo Parco, giardino, paese, città, teatro, bagno, fontana, luogo di mistero e di sospensione totale del tempo. Un posto assolutamente da incorniciare nel santuario italico della bellezza monumentale.
Tutto questo ci viene raccontato da questo Atlante che tiene insieme il mistero con la razionalità scientifica, il racconto avventuroso con i dati della cronaca storica; un libro superiore a molti atlanti Bompiani che come quello delle piccole isole del Mediterraneo promette molto e delude non poco.
Questi luoghi del mistero ci inducono a pensare che spesso è soltanto una questione di tempo. Vale a dire che ci dicono un nome, un luogo, e tutti noi facciamo spesso lo stesso gesto: prendiamo in mano lo smartphone e digitiamo quella parola su google, per sapere cos’è, dov’è e perché esiste. L’operazione dura pochissimi minuti e per la maggioranza delle persone la cosa finisce lì. Invece per i curiosi la cosa comincia lì. Sì, perché la curiosità alimenta i viaggi, soprattutto in quei posti dove non è facile andare perché sono zone poco note e che mantengono e custodiscono un mistero. Questo libro custodisce dei misteri che è bene visitare.