Riccardo Nencini, La bellezza. Petit tour nel Mugello mediceo, Edizioni Polistampa 2018, pag. 310, €22,00.
Alla fine è come se tu avessi viaggiato col Nencini, anzi, pedalato con lui, perché per descrivere il Mugello e farlo amare ai lettori, lui lo percorre sui pedali -come indigeno innamorato, dice – forzando sulle salite, osservando tutto quasi fotograficamente, fissando con la parola la bellezza, le tradizioni, la storia, la cultura popolare, l’arte, senza disdegnare la cucina povera, che è essa stessa cultura e tradizione e arte.
Il fiume Sieve disegna il Mugello “ridente vallata alle porte di Firenze puntuta di torri guidinge e ubaldine, rigogliosa di ville medicee, patria di Giotto” La natura qui non è del tutto domata, è cruda, la vallata è presidiata dal Monte Giogo e dal Muraglione, i borghi si arrampicano alle pendici della montagna. Sono paesi con una forte identità locale, tutti segnati da una forte influenza medicea; abbazie, eremi e rocche feudali definiscono il passaggio della Storia in un contesto lento ad accettare la modernità, più incline a rifugiarsi in usanze ataviche, quando la gente era abituata ad una vita agra, lontana dalle comodità.
E’ stata terra di transito fin dai tempi più antichi quando “chi voglia raggiungere Roma non ha alternative. E’ vero, ci sono la via Emilia e la via Flaminia ma corrono troppo lontane…allora bisogna tagliare l’Appennino, sezionarlo, obbligarlo alla resa”. Ci passano invasori, viaggiatori, pellegrini. Oggi è tutto più facile e veloce.
Ora “nessuna delle strade che dai monti ruzzolano a valle conserva il fascino della Francigena. Del passato remoto non resta più nulla se non l’appellativo di un poggio. Talvolta affiorano ruderi etruschi o romani, un tratto di selciato della Flaminia militare”.
Impresa sarebbe sintetizzare il lavoro di Nencini che ricostruisce ab inizio la storia di ogni luogo, ricorda tutti coloro che lo hanno percorso, i dominatori, gli scontri che quella terra ha visto, fino ad arrivare al momento della linea Gotica. Allo stesso tempo recupera intrighi, storie di persone e di famiglie, descrive l’opera e le tecniche dei pittori, introduce nel silenzio della abbazie, fa ascoltare i versi degli uccelli, fa vedere i colori di albe e tramonti e fa sentire il morso della canicola. Ma anche il piacere di una trattoria di montagna, col fuoco acceso ed i profumi della tavola.
Nencini non tiene a freno le emozioni che prova davanti alla bellezza che scopre, e la rivela con entusiasmo, perché si trasformi in un invito a mettersi in cammino. Chi legge deve procedere con lentezza, soffermandosi insieme a lui, seguendone il percorso su una mappa, facendosi curioso. Può scegliere una tappa invece di un’altra, a seconda che voglia conoscere bene Barberino o le terre medicee di Scarperia, di Fiorenzuola, oppure riscoprire Marradi e Dino Campana.
I pedali talora non bastano, le salite verso i passi costringono a scendere e proseguire a piedi, dalla Futa al Giogo, dal passo di Colla al Muraglione alla Consuma. Il viaggio rimane comunque il simbolo della vita e questo di Nencini è un viaggio coraggioso e affascinante, non solo per l’impegno fisico, ma per l’enorme mole di lavoro e di ricerca che ha richiesto metterlo per scritto.