15 Novembre 2024
Words

Sesso? No, grazie

C’è poco da scherzare. Calo generalizzato del sesso nei Paesi con maggior sviluppo. Ecco una delle notizie che nel disinteresse generale ha strisciato dal 2018 fino a questo incauto e ancora impercettibile nuovo anno, il 2019.

Spiegava, tempo fa, l’acuto commentatore James Hansen che è in corso nei paesi economicamente sviluppati un generalizzato declino dell’attività sessuale umana. Risultati di questa crescente tendenza al disinteresse sessuale si sono stati trovati negli ultimi anni in Finlandia, in Giappone, negli Usa, nel Regno Unito, in Germania e altrove. Il calo pare essere presente in maniera indifferenziata tra giovani, coppie sposate e anziani.

Negli Stati Uniti hanno analizzato statisticamente che l’anno del “peak sex” sarebbe stato il 1988. A quel tempo (secondo i dati del US Center for Disease Control and Prevention) rispetto ad oggi gli indici d’attività sessuale tra i teenager sarebbero stati più alti del 22% tra i maschi e del 14% tra le femmine. Come dire che dal 1988 ad oggi il sesso è andato sempre maggiormente a calare.

Il fenomeno remissivo si rispecchia in Giappone dove (secondo la Japan Family Planning Association) il 45% delle donne nel gruppo d’età tra i 16 e i 24 anni si dichiara “o non interessata o di disprezzare attivamente il contatto sessuale”. Un quarto del campione maschile è stato d’accordo. L’indifferenza giapponese all’atto riproduttivo contribuisce al drammatico crollo demografico in corso nel Paese. Altrove non è chiaro quanto lo scarso desiderio sia un problema, almeno “di massa”. Negli Usa il GSSGeneral Social Survey (un’indagine condotta annualmente dal National Opinion Research Center dell’University of Chicago) indica che l’attività sessuale sarebbe comunque distribuita in maniera molto poco regolare: all’incirca il 15% degli adulti è responsabile della metà degli amplessi nella categoria. La disponibilità del sesso, in altre parole, sarebbe ancora più esclusiva di quella dei soldi in quanto, negli Stati Uniti, il 20% della popolazione possiede la metà della ricchezza…

Se il fenomeno della nuova astensione è abbastanza chiaro nei contorni, altrettanto non si può dire delle sue cause. Si è ipotizzato di tutto, a partire dall’arrivo dei televisori nelle camere da letto e l’invadenza degli smartphone, all’accresciuta disponibilità della pornografia in Internet oppure ai ritmi di lavoro frenetici, allo scarso consumo della carne, all’arrivo dei prodotti della soia nelle diete occidentali, al generico “crollo del desiderio”, all’obesità, alla riduzione del testosterone maschile e perfino al “troppo sesso nelle pubblicità”, fino al fatto che la gente, semplicemente, “se n’è stufata”…

È interessante la compresenza di un altro fenomeno simile e che, forse solo per un caso statistico, sembra occupare simili spazi sociali ed economici. L’attività sessuale, nelle fasce d’età che ne sono più ossessionate, è costosa: sia in termini di soldi sia nel dispendio di tempo richiesto per i preparativi, il corteggiamento e “l’esecuzione”. Parallelamente al boom dell’astensione e in maniera proporzionale è invece molto cresciuta in Occidente la spesa economica e il tempo dedicati alla cura della persona: alla cosmesi, alle diete, agli esercizi “tonificanti” del corpo e a tutti gli aspetti della moda e dell’apparire. Non è detto che ci sia un nesso. Tuttavia, i dati di mercato indicano che spendiamo sempre di più per prepararci a fare ciò che poi non facciamo.
Il relativo (e calzante) modo di dire americano è: “All dressed up and no place to go”.

Il punto vero è che le comunità umane, le società e le rispettive culture sopravvivono laddove ci siano nuove generazioni che in massa occupano ruoli e funzioni al posto di anziani e vecchi. Non saranno certo i vecchi a portare avanti o a contrastare un progetto o una tradizione, un costume o una memoria. Servono giovani, serve carne fresca per rimpiazzare il vecchio. Invece ormai pare che ognuno valga solo per se stesso e pare non ci sia più nessuno disposto a sacrificare qualcosa per un bene comune, per un progetto collettivo più alto. Siamo tutti autonomi e indipendenti, e mandiamo alle ortiche il concetto di comunità, fregandocene pure delle indicazioni che decenni fa scriveva Maria Montessori: “Ognuno, nella vita, ha una funzione che non sa d’avere e che è in rapporto col bene degli altri. Lo scopo dell’individuo non è di vivere meglio, ma di sviluppare certe circostanze che sono utili per gli altri. La grande legge che regola la vita del cosmo è quella della collaborazione tra tutti gli esseri”.

Addio Montessori. Addio società.