Marco Rossari, Nel cuore della notte, Einaudi 2018, pagg. 158, € 18.
Marco e Chiara sono in viaggio di laurea in Messico. Durante un trasferimento accidentato nel cuore della notte, su un pullman sgangherato e stracolmo di turisti di tutto il mondo, diretti verso un remoto vulcano da ammirare all’alba, mentre Chiara dorme, Marco – con la cui voce narrante si apre il libro – socializza con il suo vicino di posto. Lo sconosciuto, dall’aria vagamente familiare, sollecitato, inizia a raccontargli la propria storia. Via via che procede il viaggio e ci si inoltra nella notte, la sua voce finisce per occupare tutta la scena, consumando interamente la notte, fin quasi a identificarsi con la notte stessa, una notte esteriore e interiore, e a svanire con essa. È una storia di passione e autodistruzione, di felicità e di tragedie, di alcool e di sesso, di sentimenti e di dipendenze. È una storia privata scandita dai versi dei poeti amati dallo sconosciuto (poeta anch’egli) ma anche una storia pubblica, da cui emergono, inquietanti, alcuni aspetti della nostra contemporaneità. Marco sembra smarrirsi e dissolversi nella narrazione dello sconosciuto e tutto il romanzo appare alla fine come una grande parabola dello smarrimento. Quello di entrambi i narratori (se sono veramente due) ma soprattutto quello a cui ci destina tutti l’amore, col suo potere stupefacente di esaltazione e disperazione, quella vita senza navigatore e senza filtri di cui la poesia sa essere il più preciso dei cardiogrammi. E in fondo quel progressivo dissolvimento del personaggio di Marco – a prima vista una fragilità nella struttura del romanzo – è proprio quello che proviamo anche noi leggendo e aspettando che lo sconosciuto dipani il proprio racconto, come uno specchio in cui dolentemente riconoscersi e sciogliersi e perdersi con lui.
Forse riattivato dal suo lavoro di traduzione di Sotto il vulcano di Malcolm Lowry, Marco Rossari torna con Nel cuore della notte su alcuni temi originari della propria poetica e lo fa con un romanzo forte e vibrante, da leggere tutto d’un fiato. Di notte, naturalmente.