Pedro Almodovar
a cura di Marcello Cella e Elena Pinori
Prima pubblicazione: giugno 1992
Il rapporto con le donne
Il mio rapporto con le donne è nato in una regione che si chiama “La Mancha”, la regione di Don Chisciotte, del quale sono conterraneo. È una regione molto conservatrice, la più reazionaria della Spagna, cosa di cui non mi sento molto orgoglioso, però è anche una regione molto “machista”. Per la mia famiglia della Mancha l’uomo è una specie di Dio, un simbolo. Per me invece, in questo universo, le donne assomigliano al capo del governo e tutti i suoi ministri. La donna della Mancha vive nel silenzio, ma è quella che governa realmente la casa, quella che governa la vita e domina la situazione.
C’è un aneddoto sulla regina Isabella la Cattolica che è anche un esempio di come ho imparato la storia a scuola. Giovanna la Pazza, figlia della regina Isabella, non era una bambina brava e non voleva imparare a cucinare. Allora la regina le diceva: “Come potrai essere regina se non sai cucinare?”. E Giovanna le rispondeva: “Ma quando sarò regina ci saranno i servi che lo faranno per me”. E Isabella: “Una donna che non sa governare la sua casa non potrà governare un Paese”.
Però nella mia esperienza sono sempre stato circondato da donne molto forti, lottatrici accanite, autentiche sopravvissute. Il ricordo di queste donne forti, mia madre, mia nonna, le mie zie, le vicine di casa, ha influenzato certamente il mio modo di costruire i personaggi femminili dei miei film: donne molto autonome, lottatrici fin dall’infanzia. Credo che i problemi delle donne e degli uomini siano praticamente gli stessi, ma che il modo di confrontarsi con questi da parte delle donne sia molto più divertente e più interessante da raccontare nei film. Un esempio è Donne sull’orlo di una crisi di nervi. Secondo me il dolore per la fine di un amore è lo stesso in una donna e in un uomo, se si tiene alla persona che ci ha lasciato. Però la reazione dell’uomo è molto meno spettacolare, molto meno interessante, almeno per me. Se un uomo viene lasciato da una ragazza di cui è profondamente innamorato che fa? Beve, si ubriaca, annoia tutti i suoi amici, racconta a tutti i suoi guai. La donna invece è molto più attiva, perché non ha nessuna paura di mostrare i suoi sentimenti, di mettersi in evidenza, non ha alcuna paura del ridicolo. Esce in strada e cerca la figlia di puttana che le ha rubato il ragazzo. Tenta di fare amicizia con lei, magari solo per farle lo sgambetto, così le fa male. La donna si muove, difende la sua vita, difende il suo amore e questo è sempre più spettacolare, più interessante da raccontare nel cinema. Carmen Maura è forse la migliore attrice che abbia trovato per lavorare con me. Non so se è la migliore attrice del mondo, ma lei è quella che ha capito meglio quello che io volevo dire.
Il cattivo gusto
E’ molto difficile spiegare cos’è il buon gusto e cos’è il cattivo gusto, perché in effetti non sono due idee assolute bensì relative. Non credo che i miei film siano di cattivo gusto. Quello su cui sono d’accordo è che io utilizzo molti elementi del cattivo gusto combinato con altre cose. Credo che i miei film siano molto barocchi, molto eclettici, pieni di cose terrene e nelle cose terrene il cattivo gusto è incluso e talvolta dà un’enorme energia, tiene alto l’umore. Definire il concetto del cattivo gusto e del non gusto da una parte e quello dell’erotismo e della pornografia dall’altra è difficilissimi perché gli estremi si possono sfiorare e una cosa può diventare un’altra. Come in tutte le cose della vita dipende soprattutto dalla propria sensibilità ad accettarli e dal talento di chi li usa. Ma non si deve aver paura del cattivo gusto.