Il divo Claudio e la regola di Sanremo
Il fatto non è molto ricordato, ma Claudio Baglioni era già significativamente apparso sul palcoscenico sanremese, ed era stato il motivo di un’importante mutamento regolamentare.
Iniziamo la storia dal punto giusto.
Dal 6 ottobre 1984 al 5 gennaio 1985 Fantastico 5, come tradizionale varietà a sostegno della Lotteria Italia, aveva (sotto l’egida baudiana) assegnato un titolo particolarissimo, quello di canzone d’amore del secolo. Un gruppo vocale, i Macedonia, eseguiva delle cover e a seguire il pubblico si esprimeva. Alla fine la corona fu assegnata a Questo piccolo grande amore. Luogo della consegna del riconoscimento Sanremo, durante il Festival.
L’edizione 1985, tra quelle splendide degli anni Ottanta, fu forse la più edonistica. Quella dei Duran Duran con Simon Le Bon ingessato e degli Spandau, di Luis Miguel, dell’affermazione definitiva di Eros Ramazzotti. Ormai dall’anno precedente, per evitare i problemi tecnici riscontrati nel 1983 (ritorni audio sbagliati e il famoso episodio della cantante Sibilla che si esibì su una base che già conteneva la sua voce) il playback era totale e nessun artista cantava dal vivo. Baglioni, alla vigilia del planetario successo de La vita è adesso, arrivò a ritirare il riconoscimento e sedette al pianoforte per eseguire Questo piccolo grande amore. Non solo cantava dal vivo, suonava anche dal vivo. Fu un trionfo, l’Ariston venne letteralmente giù. I discografici non la presero bene perché Baglioni, con cinque minuti di esibizione, aveva fatto fare pessima figura a tutti gli altri artisti che si limitavano a fare i pesci davanti al microfono.
L’anno successivo tornerà l’esibizione sulle basi, e in seguito anche l’orchestra. Alla fine, il divo Claudio aveva fatto una buona azione.