19 Dicembre 2024
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Come ne venni a conoscenza

La morte di Mark Hollis, per certi verti inattesa come lo può essere la scomparsa di una persona della quale da tempo non si sa nulla, come tutte le morti non attese mi ha portato a strani ragionamenti. Il più singolare è il seguente: come venni a sapere della musica dei Talk Talk? Non sono riuscito a ricordare esattamente il modo. Certo, a quel tempo (stiamo parlando del 1984) i modi non potevano essere molti. Forse qualcuno portò il disco a scuola, o forse fu la visione di un video. Molti all’epoca li consideravano pienamente nell’estetica new romantic, anche perché avevano lavorato inizialmente col produttore dei Duran e ne avevano aperto dei concerti.

Ricordo di essere andato al Tenax, uno dei primi concerti cui fui autorizzato ad andare da solo: la portata dell’evento superò, credo, l’impressione della musica. Certo, i Talk Talk non erano solo una band da ragazzine, e fu facile capirlo in quell’antro ristretto. Tornai a vederli due anni dopo, su scala più grande, al Palasport e mi impressionò ancora di più quella loro diversità, amplificata da orecchie cresciute di circa due anni. Mark Hollis era un cantante straordinario, con la sua voce multiforme e fuori dai canoni di allora, non epica né mitopoietica ma intrigante come nessuna. Ancora oggi quando ascolto Such a Shame conto le battute della parte con i rumori degli animali per capire quando lui attaccherà.

Questo suo ritirarsi, un’astrazione molto semplice (non alla Syd Barrett per intenderci) aveva reso la sua voce ancora più intrigante, nell’assenza che è una dimensione così difficile da sostenere. Ora tutto quello che ci resta dei Talk Talk è il progetto Rustin’ Man, anch’esso molto discontinuo, del bassista Paul Webb. E molte domande su come lo venimmo a sapere.