Bordin, la cattedrale radicale
Quanti anni sono passati seguendo la voce di Massimo Bordin fino a perderla nell’assenza di collegamento wifi, che garantisce che ti trovi su un Freccia Rossa…
Però quel che ho preso valeva. La notizia, il tono e quelle poche parole strozzate non per celare ma per non lasciarci soli nella perplessità oppure per rinverdire qualche: già lo avevamo detto.
Ora manca e resta in noi, che prima o poi ce ne andremo alla spicciolata come ci piaceva dire quando avevamo ancora qualcosa da dire. Certo che senza Vincino e ora senza Massimo Bordin uno dice ma che vi leggo a fare? Che pensate di potermi dire?
Loro parlavano sempre degli antefatti e delle conseguenze. La circostanza era il pretesto, il resto noia, una boccata di fumo denso, una sorsata e un colpo di tosse rauco. Insostituibili, ce ne dobbiamo fare una ragione. La nostra cattedrale non si ricostruisce. Mi accontenterei che qualcuno la raccontasse come è accaduto per gli ammutinati del Bounty o per i 600 di Balaklava.
Occorrerà anche che chi ascolta ci metta un po’ di sé e chissà che guglie potrà vantare il tempo che toccherà a chi verrà dopo di me.