Giuseppe Pulina, Guida filosofica dell’Italia, Diogene Multimedia, Bologna 2018, 16 euro
Anche in campo culturale c’è un Italia periferica, un Paese delle regioni che, come per il vino, il cibo, l’arte, i mestieri e le attitudini, brulica di passioni, di competenze, di qualità.
Tutto ciò non si vede nuotando nella corrente principale, nel quotidiano tran-tran della tv, della radio e della carta stampata di grido, dove si parla soltanto romanesco e dove ci si incanta sempre di fronte ai soliti noti.
Per fortuna abbiamo avuto modo di incrociare un libretto agile e interessantissimo che mette in fila, senza pretese egocentriche, ma solo col gusto della catalogazione enciclopedizzante di illuministica memoria, i resoconti odeporici dei filosofi più importanti che hanno attraversato la nostra penisola.
Questa “Guida filosofica dell’Italia” di Giuseppe Pulina è come acqua fresca, è un esercizio riuscito di come sia possibile guardare all’universalità del Grand Tour, del turismo storico e delle conoscenze che potrebbero aprire strade mai battute.
Così, se sappiamo spesso tutto degli scrittori che hanno parlato del Colosseo, del Duomo di Milano o della Torre di Pisa, è facile che nessuno conosca i ragionamenti di Simone Weil o di Georg Simmel riguardo ad alcune località che sono nella nostra vita e nell’immaginario collettivo mondiale. E pochi sanno che la Mole Antonelliana a Torino impressionò a tala punto Friedrich Nietzsche tanto che la definì: “Ecce homo”.
O quanta affinità, al nostro modo attuale di organizzare piccoli viaggi del fine settimana in molte città europee (dove vogliamo incastrare tutto in due/tre giorni) c’è nella domanda che si pone Walter Benjamin sulla visita al Cenacolo di Leonardo a Santa Maria delle Grazie a Milano, quando tenta in tutte le maniere, dopo aver perduto tempo per aver dimenticato un bastone in albergo, di passare anche solo per una fugace visione, a vedere il Cenacolo.
Un bel libro. Sarebbe da adottare nelle scuole per far capire ai ragazzi quanto la geografia culturale sia importante per la nostra memoria e la nostra cultura collettiva, e quanto i filosofi possano aprirci la mente anche in relazione alle nostre abitudini e al nostro suolo patrio che pensiamo di conoscere molto bene soltanto perché ci mettiamo i piedi sopra…