15 Novembre 2024
Words

La colpa è mia

C’è gente che quando ha trovato a chi dare la colpa ha risolto il problema. Non importa se a torto o a ragione. Guardate che non penso ai protagonisti della crisi italiana. No, in generale molti umani sono fatti così. Ne ho esperienza diretta: sono di sinistra, sono cresciuto a sinistra e ormai sto da questa parte da ben 74 anni.
La coalizione di tutti coloro che danno due volte al giorno la colpa a Matteo Renzi va da quelli propensi al voto subito a quelli che dicono al voto mai. Non si sente l’espressione di un desiderio diverso da quello di vivere a lungo. Aumenta di ora in ora la coscienza che così non sarà.
Presto, in molti, dovranno inventarsi qualcosa: emigrare, vivere di rendita, mettersi a studiare o piangere, che male non fa. Sono ore concitate più che cruciali (quelle verranno poi) e i miei compatrioti quando va bene scuotono la testa, leggono poco o niente, registrano le acrobazie dei commentatori, scorrono le cronache, bevono un mojito saltando a due passi dal Truce ed è davvero possibile che già che ci siamo pensino a dargli i tanto agognati pieni poteri. L’unico che in Italia li ha avuti e non li ha mai chiesti, a mio giudizio, è stato Giulio Andreotti.

Anche qui vi chiedo un po’ di attenzione: la tentazione dei pieni poteri piace proprio, perché si sono sempre promesse cose che non si sono mai fatte. E ancora più evidente è che al cosiddetto popolo sovrano non gliene frega un bel nulla delle cose promesse (la riduzione del numero dei parlamentari, la riforma della giustizia, le opere infrastrutturali, i piani di raccolta differenziata dei rifiuti, la difesa del patrimonio artistico e ambientale). Sono cose che si dicono, argomenti di conversazione, profili. Ma poi basta. Le tasse: meno tasse per tutti. La colpa è sempre di quello che c’era prima e poi di quello che seguirà. È la politica. È una competizione in cui si assegnano posti da cui potrebbero derivare buone e lodevoli intenzioni, disastri onerosi, comunque buoni livelli di vita per i preposti (ecco da dove nasce l’espressione “che culo”). Hanno culo e se lo rinfacciano gli uni e gli altri. Il fatto è che comunque anche scaldarsi in un’aula è sempre meglio di una scazzottata tra barrocciai. Nessun livido nel primo caso, al massimo un rossore. Nella scazzottata ossa rotte e ammaccature da rimarginare. La colpa, la fretta nel passare il cerino, l’espressione di convinzioni perentorie, l’abuso del Punto in lettere, erano e restano segni del degrado e che qualcuno rifletta e indichi le esperienze trascorse, la lettura dei classici, il recupero verbale prima che mentale dei classici, serve solo a delimitare il club delle Cassandre.

Comunque la colpa è tua, è sua. Mai una volta che si senta che la colpa è mia e si provi con tenacia a porre rimedio. Per dirne una minima e marginale: potremmo smettere di usare l’espressione unità.