Conte Barock
Dura, non dura, lo fa, lo farà, lo farei. Te che ne pensi ? Che sai ? Che credi ? Che speri ? È tutto un chiedersi e chiedere, però manca la domanda delle domande, la prima, indispensabile. Ma noi chi siamo ? Tutti noi, in su e giù per le vie del centro, pantaloncini corti e cosce al vento. Matera capitale della cultura. Matera una meraviglia tutta adagiata in una conca con tutti quegli occhi puntati addosso. Pensa un po’ te, una volta gli uomini con le mani scavavano il Palombaro, una cisterna per raccogliere e distribuire l’acqua. Non è proprio tufo, è una specie di tufo, tenero e spugnoso con un intonaco che lo impermeabiizza e in cui si leggono ancora le varie linee di colmo. Paiono affrescate. Che acqua e che uomini. Anche a Matera il governo del nosro Paese ha un giorno, ora si sono fatti tre, quattro. Ripeto in piazza seduto accanto a Vincenzo Colla, vice capo della Cgil, quello che ha scritto Adriano Sofri sul Foglio venerdì 6 settembre. Lo dico con parole mie : pensare che nel caso dovessi morire ora, cosa che ci sta, non occorre essere tragici per saperlo, non chiudo gli occhi con Salvini felpato ministro degli Interni, non è tutto ma nemmeno poco. Dà sollievo e muove verso una contenuta allegria. Applausi, sorrisi, attenzione. La Cgil sta svolgendo a Matera quella che loro chiamano una iniziativa. Panel in piazza con qualche centinaio di ascoltatori con alle spalle il passaggio di gente, bella, con il gelato in mano e con l’altra il telefonino pronto al selfie. Noi, chi parla, seduti su una scalinata, a fianco di una chiesa, una bella facciata barocca lei, barocchi noi. In fronte una platea esaurita. “Un mondo nuovo”, “Liberiamo il futuro”, “Il lavoro 4.0”, “La quarta rivoluzione”, “Il destino digitale”…
Dentro di noi e tra un ragionamento e l’altro la meraviglia di un governo che cade e come manna dal cielo un’altro si insedia. Il piacere annulla la sorpresa e viste da qui Paola Pisano e Teresa Bellanova sembrano distintivi che cuci all’occhiello. Ragionano in Cgil, si propongono di spingere lo sguardo sul governo del destino, non so se lo fanno per me ma credo che la lezione del governo giallo verde sia servita. Abbiamo davvero temuto il peggio e vedere i parametri della convivenza civile riabilitati modifica la qualità delle preoccupazioni ed anche qualche giudizio trascorso. Mi viene da pensare, e forse lo dico, che non abbiamo poi tanto tempo, l’indugio potrebbe farci precipitare nel regime del pieno potere. Ma la giornata è bella e allora godiamocela.
Si va bene, ma ora che si fa ? La rivoluzione digitale impone che si corra come minimo a capire che quel che pensiamo di essere non lo siamo e potremmo anche scoprire di essere una risorsa nuova. Tanto per cominciare dovremmo occuparci con una certa fretta di Steve Bannon, dei cosiddetti addetti alla macchina del fango e per farlo olio di gomito e lavare, lavare, lavare il linguaggio, riportare alla normalità la decenza del pensiero e della proposta. Se è vero che ormai la metà delle opinioni che ci circondano si formano fuori sia dai giornali come dalla televisione allora siede accanto a noi un signore, una signora o un ragazzo che pensano, parlano e agiscono per quel che vedono e sentono sui social. Che chattano, che affidano il pensiero, il sentimento, il giudizio agli emoticon. E poi votano, e poi non votano, e poi pare la bevano tutta e se “non possono sedurla possono sedarla”. Orrore.
A Matera c’era la CGIL seduta in mezzo allo “struscio” e parlavamo. Di quel che c’è, di quel che manca. Di quel che si capisce e di quello che dobbiamo far di tutto per capire. Le cose si muovono a prescindere, i flussi non si fermano, le trasformazioni s’impongono. Tempi Moderni ancora. Benvenuto Sig. Chaplin: la rivoluzione ora è 4.0, o non sarà.