Gira gira…
Gira, gira, non è che ci si allontani poi tanto. Le intenzioni, la direzione di marcia, quello che si dice e quello che è. Le parole. Ora va di moda la finta sorpresa. La Terra è abusata, soverchiata dal peso di una presenza sempre più esigente di umani, e sono i bambini a dire basta. Guardate, gridano, girando per le città del pianeta, che così ci state distruggendo la prospettiva, dicono a modo loro ma in coro. Addio all’Alberti, addio a Leonardo, addio anche a Steve Jobs. Una grande frana ci accoglierà. Amen.
Riempono così le strade e il tempo, s’insinuano nella famiglia media, viene incoraggiata e incoraggia comportamenti. I giorni di raccolta dei rifiuti accompagnano la colazione anche a casa mia, e prima del saluto a turno tutti quelli che hanno l’età per farlo consegnano gli scarti ai modi di raccolta. Questo si fa. Anche se non sappiamo cosa segue e cosa seguirà. Però facendolo ricostruiamo un modo comune di vivere e affrontare un compito condiviso. Proviamo a darci da fare per ritenerci simili. Assimilati.
Leggendo, stamani, i cartellini sui contenitori in uso per la raccolta differenziata, ho visto come si chiamano i miei vicini. Ci sono tanti stranieri. Est, Sud, caldo e freddo del mondo. Noi che ordiniamo in fila i nostri secchielli siamo la società che ci circonda. Mai scambiata una parola. Nemmeno ci eravamo accorti gli uni degli altri. Anzi loro si erano accorti di me, ero io che non ritenevo che loro esistessero. Forse facciamo degli scossoni perché viaggiamo con gli occhi bassi e un rimuginare pensieri su come andrà a finire. Perché è chiaro che finendo noi non può che finire tutto. Oggi toccava all’organico. Domani carta e cartone.