Dati e analisi voto regionali Umbria
I flussi elettorali relativi alle elezioni regionali in Umbria ci fanno sapere alcune cose importanti. La vittoria di tutti i partiti del centro-destra era ampiamente prevedibile, visti i risultati delle politiche del 2018 e, soprattutto, se osserviamo che la coalizione tra Lega Nord, Fratelli d’Italia e Forza Italia, oltre alle liste collegate, ha recuperato ben 30 punti dalle europee del 2014 a quelle Regionali del 2019. Alle elezioni regionali del 2015, peraltro, il Carroccio aveva già superato Forza Italia, con il 14% rispetto all’8,5% dei berlusconiani, ma nel marzo 2018 Salvini era già arrivato addirittura al 20,2%.
Nelle ultime cinque elezioni regionali, però, il maggiore partito della sinistra si era sempre mantenuto al di sopra del 30%. Solo oggi, alle Regionali del 2019, è caduto al 22,3%. Tutte le altre liste della sinistra, comunque, sono crollate al 7,5% dato evidente fin dalle elezioni del 2015. Oggi, nel 2019, sono state solo un sostegno, inutile, per il PD.
Chi perde davvero è comunque il MoVimento 5 Stelle, che passa dal 27,5% alle politiche 2018 al 14,6% un anno dopo e, alle ultime regionali, al 7,4%, risultato ottenuto dopo solo pochi mesi dalle Europee. Mai, nella storia elettorale, se parafrasiamo Churchill, un partito ha perso così tanto in così breve tempo.
Il PD, malgrado tutto, si stabilizza: 35,8% alle Regionali 2015, 24,8% alle Politiche, 22,3% alle ultime regionali. Ha perso meno del previsto, anche se ha perso moltissimo, e comunque rimane un partito di insediamento sociale, con le sue organizzazioni, le sue clientele, il suo potere diffuso. È stato molto limitato, ma non distrutto.
Fratelli d’Italia, invece, vince davvero. Dal 6,6% delle scorse Europee al 10,4% alle recentissime elezioni regionali. Mentre Forza Italia prosegue ancora nel suo, probabilmente ineluttabile, sentiero di marginalizzazione. L’ 8,5% nel 2015, addirittura l’11,2% alle ultime Politiche, Europee decisamente male con il 6,4% malissimo infine alle ultime Regionali umbre, con il 5,5%.
Certamente, la dottrina politologica attuale ritiene le elezioni locali solo second order elections, ma in Italia oggi, con gli amplissimi poteri conferiti alle Regioni, il suddetto modello di Reiff e Schmitt non tiene più anche se, come in Umbria, il totale degli abitanti è di novecentomila persone.
Splendida e rivelatrice è stata la gaffe del Presidente del Consiglio Conte, che ha paragonato l’Umbria alla Provincia di Lecce. L’affluenza, in Umbria, diversamente da quel che accade nel resto delle regioni italiane, è sempre stata in crescita, alle Regionali del 2015 è stata del 55,4% dei 703.596 aventi diritto, ma a quelle del 2019 è stata del 64,7%.
La coalizione di centro-sinistra, alla fine, ha raggiunto un totale di voti pari al 37,5%, se comprendiamo qui anche il MoVimento 5 Stelle. Il totale delle liste alla sinistra del PD è di scarso rilievo numerico: solo il 2%.
L’alleanza di centro-destra ha però raggiunto il 57,6% dei voti validi, mentre alle scorse Regionali aveva raggiunto il 39%.
Deduzioni logiche: fallisce su tutta la linea l’esperimento PD-5Stelle, e a Perugia sono stati più i voti alla Lega in uscita dai 5Stelle che quelli rimasti al MoVimento fondato da Beppe Grillo, nessuno dei due maggiori partners dello schieramento di sinistra favorisce l’espansione elettorale dell’altro, è infine probabile che la fine elettorale e politica dei 5 Stelle sia molto vicina.
Il centro-destra a trazione Lega Nord, invece, non vampirizza nessuno dei contraenti, con l’unica eccezione di Forza Italia, che però conferisce i suoi voti in uscita quasi unicamente agli alleati.