Politica Israeliana
La politica israeliana è piena di sorprese, a seguirla non delude mai. Lo scorso 2 marzo si sono tenute terze elezioni generali in meno di un anno, non avendo le due precedenti (ad aprile e a settembre 2019) portato ad alcuna chiara maggioranza parlamentare. In grande sintesi le regole sono queste: al parlamento (la Knesset, l’antica ‘Grande Assemblea’ che secondo la tradizione fino al 200 a.C. era composta da scriba, saggi e profeti), ci soni in palio 120 seggi. Per formare il governo servono 61 voti. Un po’ come la briscola, si vince con almeno 61 punti.
Ma è il dopo-elezioni che ti appassiona, se ti piace la politica dei numeri (o la briscola). Anzitutto c’è un grande campione. Imbattibile fino ad ora. Benjamin ‘Bibi’ Netanyahu, leader del Likud, Primo ministro dal 31 marzo 2009, il più longevo della storia del Paese, più di Ben Gurion.
Ma come si fa a raggiungere i 61 voti?
Il Likud di Netanyahu è risultato primo con 36 seggi, però assieme alla destra (Shas, UTJ e Yamina, con cui aveva stretto un patto di ferro) arriva a 58, e quindi questo blocco non ce la fa; d’altra parte Benny Gantz, il capo di Kahol Lavan (o Blue and White come è conosciuto anche da noi), riesce a ottenere il sostegno di 61 seggi, però con la Joint List, il cartello degli arabi israeliani che Netanyahu strilla siano dei ‘terroristi’. Però il Presidente dello Stato, Reuven Rivlin, sulla base dei numeri ha dato l’incarico a Benny Gantz.
E qui comincia il gioco vero e proprio. Arriva il Coronavirus anche in Israele, e lo colpisce quanto la Cina, quanto l’Italia, in proporzione agli abitanti. Netanyahu promulga decreti come in Italia, state a casa, nessun assembramento.
Anche la Knesset, qualcuno pensa. Il suo Presidente uscente, Yuli Edelstein è del Likud. Tutti i partiti anti-Netanyahu hanno già dichiarato che vogliono sostituirlo, e che poi vogliono far votare una legge che chi è accusato di corruzione, frode o abuso d’ufficio (e Netanyahu lo è) non può fare il Primo Ministro d’Israele. Ma Edelstein non convoca la Knesset, c’è il coronavirus, non si possono fare assembramenti. E allora giù critiche. Basti qui Yair Lapid, numero due di Kahol Lavan; dice che i provvedimenti sono fatti da un governo illegittimo (Netanyahu guida un governo dimissionario da più di un anno) e che Israele «non è più una democrazia».
La battaglia politica continua a essere combattuta su quel fronte: il blocco della Knesset è un inquietante abuso di potere, secondo esperti locali di istituzioni democratiche e di controllo parlamentare. Ma molti spingono per un governo di emergenza, ed ecco che si fa strada l’ipotesi del vero grande giocatore di briscola (su questo, scrive un articolo Aluf Benn il 20 marzo su Haaretz, «Sotto l’emergenza di Coronavirus, Gantz si arrende senza condizioni al ruolo continuativo di Netanyahu»). Il primo a identificarla è stato il ministro della pubblica sicurezza Gilad Erdan, che lunedì 16 ha detto che entro 72 ore si sarebbe formato un governo d’emergenza guidato da Netanyahu. Pare che Erdan ci ha abbia dato: secondo lui, alla scadenza di queste 72 ore Benny Gantz era disposto a far parte di un governo guidato da Netanyahu. In un’intervista, Gantz ha usato tutti i cliché di questi momenti: le circostanze sono cambiate, la nazione è in crisi, tutte le opzioni sono sul tavolo, non condurremo negoziati in pubblico. La traduzione per il giornalista è: resa incondizionata all’eterno Netanyahu, tradimento di tutto ciò che Kahol Lavan ha rappresentato nell’ultimo anno e accordo implicito con ciò che rappresenta il blocco di destra. D’ora in poi, chiosa il giornalista, il nome appropriato per la coalizione guidata da Gantz è il ‘Partito della bandiera bianca’.
Si può presumere che Gantz chiederà e riceverà un premio di consolazione; ad esempio la testa Yuli Edelstein. Ci saranno anche promesse e accordi per la rotazione come primo ministro tra Netanyahu e Gantz dopo un anno o due. Ma Gantz sa benissimo che le probabilità che Netanyahu effettui questa rotazione sono probabili: «quanto Babbo Natale o la Fatina dei denti», dice sempre il giornalista Benn Aluf, e «se possiamo fantasticare su fate e unicorni o pregare per la venuta del Messia, è permesso anche fantasticare su un accordo di rotazione con Netanyahu».
Così la partita finirebbe con questo risultato: Gantz, che ha ricevuto dal Presidente Rivlin l’incarico di formare il prossimo governo, lo formerà ma sarà guidato dal suo rivale Netanyahu, che per un anno ha descritto come corrotto e immorale.
Per il campione Netanyahu sarebbe una vittoria rapidissima e strepitosa. Solo 17 giorni dopo le elezioni, in cui la maggioranza ha votato per la fine del suo dominio, Netanyahu è in piedi da solo in cima alla collina (è un’immagine molto americana, quella della ‘città sulla collina’ faro sul mondo, a sua volta ripresa dal Vangelo di Matteo 5:14, «voi siete la luce del mondo, non può restare nascosta una città collocata sopra un monte»), e balla sul corpo politico morto di Kahol Lavan, il partito dell’alternativa che si è rotto al suo primo test. Oltre ogni immaginazione.
Rimane solo un problema: il processo a Netanyahu per corruzione, frode e abuso d’ufficio. Possiamo presumere che Netanyahu lancerà una strategia in due fasi. Anzitutto distruggerà l’alternativa al suo governo portando Gantz al governo; poi, quando la crisi del coronavirus peggiorerà, cercherà di spingere il procuratore generale a rinviare il processo sostenendo che il bene pubblico richiede a lui di guidare il Paese: «guarda, anche i miei rivali hanno accettato di unirsi al mio governo nonostante le tre accuse contro di me». E anche il procuratore generale si dovrà convincere che le circostanze sono cambiate e che, di fronte a una così grande minaccia alla vita umana, è importante che Netanyahu sia al timone nazionale. Assurdo? Delirante? Inimmaginabile? Proprio come la resa di Gantz sembrava ridicola solo due settimane fa. Ma cosa vuoi fare, le circostanze non sono più quelle di allora, e continueranno a peggiorare, e i danni alla democrazia e allo stato di diritto sono solo una pallida conseguenza dei tempi che corrono.
Poi magari la partita di briscola ancora non finirà, ma sembra proprio che Netanyahu abbia di nuovo trovato gli assi che servono per vincere la partita.