Qualcosa peggio del virus?
Difficile dire cosa poteva essere fatto meglio. A meno che non si voglia sfruttare l’occasione del coronavirus per fare politica anti-italiana, come hanno fatto i francesi, ironizzando sul nostro Paese, all’inizio di questa stagione mondiale in cui cambieranno senz’altro le priorità economiche e sociali per lunghi anni a venire.
Politici miopi
Certamente non ha fatto un effetto positivo vedere il segretario PD Nicola Zingaretti invitare tutti a uscire a prendere l’aperitivo sui Navigli a Milano (come fosse politica di contrasto alla Lega), e circa due settimane dopo trovarlo in quarantena a casa che dice di essere stato contagiato dal coronavirus e raccomanda tutti di #stareincasa…
Certamente, in questi mesi, non ha brillato come statista il presidente francese Emmanuel Macron che prima ha preso in giro gli italiani per la loro proverbiale approssimazione nel contrasto al virus, sostenendo che la Francia non aveva problemi con Covid-19 e non bloccando nessuna attività (neppure la più inutile, come il raduno a Landerneau di migliaia di persone vestite da Puffi), salvo poi dichiarare, solo una settimana dopo: “siamo in guerra, dobbiamo difenderci”…
Certamente non è stata azzeccata l’uscita brutale del primo ministro britannico Boris Johnson che ha detto che il Regno Unito non si sarebbe fermato per un virus, pur pandemico, e che le famiglie inglesi avrebbero dovuto mettere in conto di perdere i loro cari più anziani. E poi ritrovarsi egli stesso positivo al coronavirus e porre la Gran Bretagna in blocco (detto anche lockdown) come tutte le altre nazioni dove il virus sta colpendo con forza.
Ma la miopia più grande è quella dell’Unione Europea, che non ha più alcun senso di esistere in questo modo, assoggettata fortemente alla Germania e sottoposta a una rigidità di scelte sciagurata in un periodo come questo. Ancora oggi non si riesce ad avere un segnale di apertura da parte di alcuni Paesi fondatori, né su forme di procrastinazione del debito italiano, né nelle forme di un grande rilancio degli investimenti pubblici con i coronabond. E qui si nota tutta l’attuale debolezza della Banca Centrale Europea che non è riuscita a dare un segnale di speranza, non soltanto all’Italia (pure se il nostro Paese è il primo a essere finito tra incudine e martello), ma in prospettiva a nessun Paese che dovrà necessariamente affrontare un periodo di forte recessione economica.
L’unica voce che si è levata, sicura e degna è stata quella di Mario Draghi che speriamo non cada inascoltata, almeno in Italia, dove egli potrebbe dare un contributo di grande stabilità alla politica nazionale.
Le aride polemiche
Di fronte a questi temi epocali, in Italia ci sono “intellettuali” che, dopo il primo stop governativo alle uscite da casa e agli assembramenti per limitare il contagio, hanno urlato alla violata libertà. Lo hanno fatto dalle “gazzette-blog” di grido con una tanta genericità da dubitare del loro ruolo di “intellettuali”. Perché in queste circostanze è sottile il limite tra la difesa della libertà e il desiderio di farsi gli affari propri, a scapito degli altri e del resto della comunità.
Ci sono “politici” che a parole dicono di difendere l’interesse nazionale e poi nei fatti non perdono occasione per dichiarare tutto il loro disappunto per le decisioni del governo: stuzzicare il malessere e i timori di questi giorni per lucrare qualche voto in più è pratica meschina e orribile.
Senza dubbio possiamo migliorare procedure, attività, interventi sanitari, sostegno psicologico, aiuti alle imprese e al mondo del lavoro, piani speciali per settori al momento disgraziati come turismo, spettacolo, ristorazione e altri. Senza dubbio c’è stata una sottovalutazione iniziale del problema, e anche successivamente la diatriba governo-regioni ha prodotto ritardi ed errori. Tuttavia se l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha indicato il metodo e l’approccio italiani al coronavirus come esemplari, significa che qualcosa di buono il sistema Italia l’ha fatto.
Cosa fanno altri Paesi
Del resto tutti gli altri Paesi, notoriamente ben più efficienti e scaltri di noi, hanno sottovalutato l’epidemia (che OMS ha poi dichiarato pandemia), alcuni di loro in maniera anche brutale, ritardataria e indecorosa per i loro cittadini. Ma adesso tutti si sono dovuti adeguare, Stati Uniti compresi che hanno preso molto sul serio la questione, dopo le prime titubanze del presidente Donald Trump. Ad oggi hanno stanziato 2.000 miliardi di dollari per contrastare l’epidemia, una cifra che non ha eguali nella storia americana.
Attualmente anche la Russia ha decretato la chiusura di tutto (tranne servizi essenziali, alimentari e farmacie), mentre l’Olanda non ha impedito lo spostamento delle persone, ma ha invitato alla chiusura le attività non necessarie. La Svezia non ha vietato alcuna attività e sta cercando di procedere normalmente in attesa di capire quanto il proprio sistema sanitario interno reggerà ai contagi. Il Brasile è, a detta del suo presidente Bolsonaro, un’isola felice e i brasiliani non devono preoccuparsi: siamo quindi non tanto alla sottovalutazione del problema pandemico, ma proprio alla sua rimozione dalla coscienza e dall’informazione diretta al popolo.
Israele sta operando per salvaguardare in primis l’economia, quindi ha chiesto ai suoi cittadini anziani e vecchi di barricarsi in casa e ai suoi cittadini più giovani (diciamo fino ai cinquantenni) di fare la loro vita normale di sempre, nella speranza di raggiungere prossimamente l’immunità di gregge. Ma con quali benefici? E quanto “prossimamente”?
Infatti, sembra che, come aveva spiegato oltre un mese fa il professore di epidemiologia a Harvard Marc Lipsitch, SARS-COV-2 starà con noi ancora molti mesi e non è detto che il vaccino servirà a limitare i danni e i contagi. È questo uno dei più circostanziati commenti scientifici fatti sul tema di Covid-19, che però non è stato preso in gran considerazione in Europa, mentre sembra che ormai negli USA stiano veramente capendo la pericolosità e la lunga durata di questo coronavirus (proprio a una lunga durata temporale si riferisce il grande investimento attivato dalla Casa Bianca in accordo con il Congresso). A maggior ragione con il suo “spillover” (cioè salto di specie) che rinnova continuamente (in origine dal pipistrello agli umani, adesso dagli umani agli animali domestici) le fonti del contagio e le variazioni dei ceppi.
Le differenze sono uguali
Tuttavia, a questo punto della presenza e diffusione del coronavirus nel Mondo, che non è affatto sincronica, ma che colpisce in maniera distinta e differente temporalmente le varie zone del pianeta, acquisito che comunque si tratta di una pandemia su scala mondiale, il tema più discusso sembra quello dei diversi approcci alla “soluzione” della diffusione del contagio da Covid-19. E da questo punto di vista sembra ce ne siano principalmente due.
C’è la scuola “buonista” di pensare prima di tutto alla salute dei cittadini e quindi mettere in quarantena i contagiati, curare tutti, bloccare le attività produttive industriali e commerciali del Paese, eccezion fatta per i servizi essenziali.
C’è la scuola “cattivista” di pensare prima di tutto all’economia e quindi non bloccare nessuna attività (a parte forse le scuole), e permettere alle persone di proseguire a fare la loro vita di sempre, mettendo in conto i morti, curando chi vale la pena curare e mettendo a disposizione i posti di terapia intensiva a chi ha più possibilità di sopravvivere (in alcuni Stati americani, tipo Alabama, si è già parlato di non prestare cure a disabili psichici e fisici).
A prima vista questi due atteggiamenti paiono profondamente diversi, ma è veramente così?
Nel primo caso pensare che si possa sconfiggere un virus così potente come SARS-COV-2 a colpi di Costituzione o decreti fa sorridere. Certamente avere un sistema sanitario pubblico nazionale permette di poter dare risposte immediate più efficienti ai contagiati, ma resta sempre il tema che un blocco così enorme di attività riduce l’economia al lumicino e può scatenare un disagio sociale profondo. Comunque, mettendo la salute al primo posto non si estirpa il virus, semplicemente si cerca di spalmare nel tempo i contagi, in modo che il sistema sanitario possa curare più persone possibili e non vada in sovraccarico. Insieme a questo si dilatano anche i tempi e i numeri dei contagiati per cui si guadagna tempo in vista di un probabile vaccino, o almeno di un protocollo farmacologico utile a tenere a bada la malattia.
Nel secondo caso si dimostra probabilmente una scarsa fiducia nei confronti del proprio sistema sanitario pubblico e quindi si privilegia l’economia. Ma è comunque una pandemia quella che ha attaccato gli esseri umani e quindi è velleitario credere di mantenere ai livelli conosciuti finora la propria economia, in un sistema internazionale che comincerà presto a perdere capacità di acquisto e di investimenti e che ha già cominciato a vedere i primi effetti sul prezzo del barile di petrolio che a occhio sembrerebbe accrescere il potere d’acquisto delle monete (dollaro in primis), ma che in realtà nasconde soltanto una recessione maggiore dietro il prossimo angolo.
Ciò che è sbagliato è l’assoluta fiducia che gli esseri umani ripongono nei propri modelli e sistemi. I virus sono particelle infinitesimali che vivono sulla Terra da milioni di anni; noi da molto meno. Sarebbe sempre utile ricordare che la teoria dell’evoluzione (se crediamo alla natura – che non è né buona né matrigna) non rassicura come una preghiera o un buon consiglio, ma solitamente c’azzecca di più di una preghiera e di un buon consiglio. Uomo avvisato…