24 Novembre 2024
Culture Club

La mente che mente

Non voglio assolutamente sentirne parlare, ma devo riconoscere che è proprio così: il cervello che mi ritrovo ha milioni di anni, e io non lo sapevo. Non solo è nato prima di me, ma anche prima dell’uomo, e ha conosciuto la lotta degli elementi, le tempeste magnetiche, l’asteroide che si spiaccicò sullo Yucatan, l’ultimo dinosauro che gridava pietà, l’invasione degli alieni nell’Antico Egitto, ai tempi della IV dinastia; e ha visto Venere sbarcare a Cipro su una conchiglia monoposto, ha parlato di Atlantide a Platone, ha assaporato il vino novello di Noè, ha giocato a scacchi con la Morte ben prima di Antonius Blok… Troppo. Oggi questo cervello è diventato uno sgabuzzino di cianfrusaglie, una discarica di notizie spesso assurde e false, una cloaca malsana. Fatti manipolati, ricordi balordi, bufale di prima e seconda scelta! Alla fin fine, per spassarsela bene, di tutto questo si può fare a meno. Se poi ci si mettono anche artisti, scrittori, intellettuali a rispolverare vecchie storie mai avvenute, a vedere complotti dappertutto, rischi e pericoli ovunque! Edipo che uccide il padre, Abramo che vuole scannare il figlio, Dio che ce l’ha con Giobbe per non si capisce cosa, Giulietta e Romeo che si suicidano a vicenda, il giovane Werther che si suicida perché Carlotta sposa un altro… Basta! Sono cose da raccontare? Gli intelligentoni ci riempiono le teste, già piene di preoccupazioni, di storie e teorie campate in aria, e un giorno diventano famosi, vanno in tivù a umiliare politici, giornalisti e tuttologi, si vantano di non avere paura! Passa qualche secolo e le loro bufale diventano miti e leggende. Per fortuna oggi ci sono i professionisti della Verità che ci mettono in guardia: beccarsi un raffreddore o una gastrite ne va della salute, ma quanto può far male avere il “dubbio” che le cose possono essere viste e raccontate in maniera diversa? Non se ne può più di questo mondo che va avanti a forza di bufale! (A cominciare da quella più grande e famosa: l’esistenza di un Creatore che alcuni credono sia addirittura buono, paziente, misericordioso…)

Tutta colpa del cervello che vive e pensa troppo senza il nostro consenso. In attesa che qualche ipermegamultinazionale informatica riesca a tutelare finalmente la nostra vita che non sappiamo come sprecare, raccogliendo e conservando tutti i nostri dati, e suggerendoci ogni giorno cosa dobbiamo comprare e come dobbiamo curarci, un buon rimedio oggi è disattivare il cervello, farsi una bella lobectomia che ci alleggerisca di un po’ di ricordi, sogni e ragionamenti. Quanto si vivrebbe meglio! In fondo, per vivere in pochi metri quadrati basta molto meno di quel 10% di materia cerebrale che, secondo alcune bufale in circolazione da oltre cento anni, l’uomo a mala pena utilizza; forse ne basta l’1%, o addirittura lo 0,1%. Che sia una bufala anche questa? Certamente si può fare a meno dei ricordi che ci rimandano a una vita all’aria aperta, a giochi, assemblee, feste, cene, zuffe, che possono provocare nostalgie e rimpianti, nonché rimorsi, ferite, traumi. E si può fare altresì a meno di quelle immagini che ci stimolano vecchi desideri istigati dai nostri miserabili sensi, ormai incongrui con la nostra nuova privilegiata condizione. A cosa mi riferisco? “Chi sa che non ci toccherà aspettare fino al 2173!”, mi ha detto, qualche giorno fa quell’inguaribile dormiglione di Miles. Perché? “Solo allora uscirà il modello più aggiornato di Orgasmatic”, mi ha precisato. Per chi non lo sapesse, si tratta di una lussuosa bara foderata di vera pelle bovina in cui è possibile godersi un amplesso multiplo o solitario ad alta definizione. Miles, questa bara, l’ha vista all’opera in un film di qualche anno fa, e non si stanca di parlarmene. E se uno è pigro? Beh, c’è sempre la tivù, internet, qualche vecchia rivistina allegramente patinata. Quel che finirà negli occhi e sosterrà pochi minuti in qualche lobo del cervello, alla fine svanirà senza lasciare traccia. Altro che Alzheimer! Meglio ricordare che cosa abbiamo mangiato oggi a colazione che il primo giorno di scuola, ammesso che sia possibile ricordarlo esattamente. Schiavitù del passato. Passatismo. Vai su internet, e blateri, insulti, spii, t’inabissi, sei libero! Così libero che non hai neanche bisogno di farti un esame di coscienza. Libero anche di non essere libero, e di non capire quello che leggi o quello che scrivi. Che grande risparmio di neuroni.

La lobectomia al cervello è costosetta, da veri idealisti. Pare che stia per arrivare una versione soft: non disattivare ma affittare il cervello alla Big Data Intelligentown. Con quel che pagherebbe, passeresti il resto della vita da nababbo, senz’altri pensieri che palestra, sesso e mare in una sperduta isola del Pacifico. In sostanza, la BDI avrebbe accesso a una certa parte del tuo cervello informandosi non solo dei tuoi spostamenti, che è un programma vecchio, ma anche dei tuoi pensieri, correggendoli, se è il caso, indirizzandoli al fine giusto. Vantaggi? Oltre a tenere sotto controllo il contagio di altre eventuali epidemie, si riuscirebbe anche a prevenire i pericoli contro la democrazia. Opzionali danno un’app che mi suggerisce cosa devo mangiare, pensare e sognare, e un’altra che mi informa sulla data del mio decesso, così che posso prepararmi comodamente, informando i social network, ricambiando le condoglianze o le congratulazioni, elaborando gli ultimi pensieri, scegliendo il luogo e il modo della sepoltura. Lo so, è un po’ macabro, ma mi sembra una figata. Io volentieri opterei per una lunga bella dormita. Mi faccio ibernare per duecento, quattrocento, tremila, o diecimila anni, con tanto di certificato di garanzia e trattamento dei dati personali. Certo, non è sicuro che mi risvegli appena dopo una catastrofe nucleare, né dove mi risvegli, se in una regione afflitta dalla fame e dalla guerra o nella dimora galattica di un petroliere arabo; ma mi conforta l’idea di farmi una bella colossale menefreghista ronfata, a dispetto della noia bestiale di tanti giorni che mi toccherebbe vivere in casa e sorvegliato. Andare in letargo per dimenticare questo inutile farneticare! Forse è un po’ da animali, ma almeno sarò uscito dalla preistoria: non avrò più bisogno del pitecantropo che è in me da quando cominciò a sviluppare quel po’ di cervello che aveva, liberando queste mani che non uso più neanche per impugnare una penna e scrivere quel che sto scrivendo; né avrò bisogno dell’homo erectus che scoprì le immense potenzialità del suo cervello organizzando, fuori e dentro la caverna, la vita sua e degli altri in pericolosi assembramenti; né dell’homo sapiens che perfezionò tale modello percorrendo terre e mari, costruendo capanne, case, strade, avventurandosi nel mondo, liberando il canto e il pensiero ad altezze vertiginose, accendendo migliaia di guerre, e alla fine progettò il postumano. Anestetizzato il cervello, mi occuperò dellemilioni di conoscenze che mi porto sulla punta delle dita e sulle papille della lingua e nelle cavità di questo naso che ogni tanto gocciola mestamente. Serve ancora a qualcosa tutto questo? Forse a ricordare milioni o miliardi di sensazioni che mi legano a un pianeta che può fare a meno di me e di tutta la mia specie? Ma via, lo dicono tutti: per sfuggire alle migliaia di pandemie in agguato, niente di meglio che chiudersi e blindarsi in una calda cella di vetro infrangibile, lasciare ogni pensiero fuori dalla porta, anzi fuori dal cervello, fuori da ogni fuori.