5S, Venezuela e una valigetta
Ogni “regime” ha la sua proiezione all’estero, visibile o occulta. La storia della presunta valigetta con 3,5 milioni di dollari ceduta dal regime di Maduro al Movimento 5 Stelle ha dei tratti favolistici, ma non totalmente inverosimili. Molti Paesi aiutano loro amici e corrispondenti politici che operano all’estero. Si chiamano, di solito, “agenti di influenza” e ormai rappresentano spesso la maggioranza delle classi politiche europee.
Sarkozy (prima di decidere di farlo fuori) si fece prestare milioni di dollari da Gheddafi, sempre per la solita “campagna elettorale”. Negli anni ’90, i neonazisti tedeschi che sporcavano le tombe nei cimiteri ebraici erano organizzati dai Servizi russi. In quegli anni c’è stata pure la Lega Nord sostenuta da varie fondazioni tedesche che però, dopo la caduta della Jugoslavia, fu messa da parte perché Berlino mirava a Slovenia e Croazia per le sue “lavorazioni” secondarie. Nel 2014 il Front National di Marine Le Pen ha accettato un prestito di 11 milioni di euro, di cui 9 concessi da una piccola banca direttamente legata al Cremlino, la First Czech Russian Bank. Del recente finanziamento occulto alla Lega tramite una percentuale sulle vendite di petrolio russo all’ENI, sappiamo già, ma questa sembra più una pochade che non una vera operazione finanziaria. Putin oggi non finanzia più partiti politici all’estero, ma fa da solo con i suoi Servizi, ancora più efficienti di quanto non lo fossero negli anni dell’URSS.
Altro esempio: se vogliamo sapere chi tra i nostri politici ha favorito molto gli affari francesi in Italia basta guardare i nomi italiani nell’elenco della Legion d’Onore.
Poi c’è la normale opera dei Servizi: le elezioni del 1948 in Italia furono un’operazione della CIA, o meglio OSS, che andò così bene da diventare oggetto di studio, così come accadde dopo in Cile, El Salvador, Giappone, Serbia. Dove, nel 2000, l’Agenzia spese milioni di dollari per sostenere la campagna contro Slobodan Milosevic. I ragazzi di OTPOR (“Resistenza”) che avevano come simbolo un pugno chiuso molto simile a quello di “Lotta Continua”, furono addestrati contro Milosevic e alla guerra psicologica nei sotterranei dell’Ambasciata statunitense a Budapest.
A proposito: tutta la grande espansione della “nuova sinistra” rivoluzionaria si ebbe dopo gli accordi del 1972 tra Kissinger e Zhou Enlai. Un caso? Non credo. Poi furono proprio i cinesi, invitati a partecipare al Club di Berna, una rete delle intelligence occidentali, a indicare una per una le reti coperte sovietiche. Un bel regalo.
Ma torniamo al Venezuela e alla valigetta. Il documento che accompagna questo presunto regalo è siglato dalla Direcciòn General de Inteligencia Militar(DGIM), mentre la dicitura della lettera è Ministero de la Defensa. Però occorre segnalare al lettore che dal 2007 a oggi la formula esatta è Ministero de la Defensa del Poder Popular. Sul timbro c’è un cavallo con la testa volta a destra, prima che Chàvez, su richiesta della figlia, lo portasse a sinistra, zona più acconcia all’ideologia venezuelana.
Il regime di Chàvez prima e di Maduro poi hanno distribuito sovvenzioni e aiuti in gran quantità. Orlando Zamora, un ex-dirigente del Banco Central de Venezuela, ha visto passare sussidi per l’estero almeno per 35 miliardi. Certo, il Venezuela è al centro di un triangolo strategico e petrolifero straordinariamente importante. Non a caso, le guardie del corpo di Maduro sono degli Hezb’ollahlibanesi. L’opposizione di Juan Guaidò ha poi reso noto, in un recente dossier, che i miliardi in sussidi sono stati oltre 70, tra il 2005 e il 2012.
Il primo stato a beneficiare del sostegno di Caracas è sempre Cuba, con 23,2 miliardi e poi il Nicaragua con 12,9. E c’è anche il petrolio in dono: 200.000 barili per Cuba e altri 100.000 per il resto dei Caraibi. Altre ingenti risorse venezuelane sono state spese per il Forum Sociale Mondialedel 2006, tenutosi a Caracas, Bamako, Karachi. Poi, ci sono i finanziamenti per i poveri negli Usa, per i terremotati in Perù, per i bisognosi in Brasile. Non è il solo Paese a offrire aiuti e non c’è niente di cui meravigliarsi: il National Endowment for DemocracyUsa ha un bilancio annuale di 140 milioni, quasi tutti concessi dalle varie Agenzie governative nordamericane. Le Stiftungen(fondazioni) tedesche sostengono operazioni pacifiche all’estero per oltre 121 milioni l’anno complessivi di euro.
Però l’abitudine a usare le valigette permane soprattutto in Venezuela. Nell’agosto 2007 l’imprenditore venezuelano Guido Antonini Wilson (con passaporto Usa) venne fermato all’aeroporto Newbery di Buenos Aires con una valigetta contenente 790.555 dollari, donati da Caracas per finanziare la campagna elettorale della Kirchner. Peraltro, un quotidiano spagnolo, El Confidencial, rivelò nel 2016 un fatto o presunto tale per cui il governo venezuelano avrebbe dato ben 7 milioni di dollari ai futuri fondatori di Podemos. Un banchiere tedesco è oggi detenuto a Miami, per aver partecipato a una rete per il lavaggio di denaro sporco proveniente dal Venezuela. Il gioco era quello di lavare denaro tramite la differenza di valutazione tra il bolivare il dollaro, che ha un livello ufficiale e uno da mercato nero, ovviamente più alto. Altre operazioni finanziarie illecite da Caracas sono state rilevate a Malta, in Bulgaria, in Ungheria. Quindi la storia della valigetta con i presunti 3,5 milioni di dollari data al M5S è da prendersi con le dovute cautele, ma certamente i rapporti tra i partiti politici italiani e i loro interessati referenti all’estero ha qualche solido fondamento.