21 Dicembre 2024
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Mina e la Bussola

Vent’anni. Tanto dura la storia di Mina alla Bussola, che nel novero delle tante storie che sottendono la leggenda della cantante è una tra quelle dalla più alta pregnanza semantica. I quattro lustri che cominciano una sera d’estate del 1958, quando la giovane Anna Maria Mazzini in vacanza sui lidi versiliesi per gioco salta sul palco della Bussola dove si trova con una comitiva di amici e canta con il gruppo di Don Marino Barreto. Bizzarrie di giovinetta, che dieci anni dopo si condensano in un disco dal vivo, Mina alla Bussola dal vivo, realizzato per festeggiare proprio i il primo decennio di carriera dell’artista. È il 14 aprile, la contestazione sta scaldando i motori, nella vicina Pisa la polizia insegue gli studenti ma nel celebre locale di Bernardini, fuori stagione, risuona solo l’orchestra di Augusto Martelli, sentimentalmente legato a Mina, che vanta al suo interno gente come Oscar Valdambrini, Alberto Baldan Bembo (fratello di Dario), Dino Piana e Gianni Bedori. Dieci pezzi, presi qua e lì.

Quattro anni e la cosa si ripete: Dalla Bussola ripropone parte di un concerto del settembre del 1972. Arrangia questa volta Gianni Ferrio, i pezzi sono ancora dieci. Il Sessantotto è stato già troppo breve da dimenticare, non senza aver lasciato davanti alla Bussola l’invalidità di Soriano Ceccanti colpito durante gli scontri di Capodanno, e la risacca porta diretta negli anni Settanta, quando si tireranno fuori le pistole per dedicarsi al terrorismo.

Ed è proprio nell’anno-madre del terrorismo, il 1978, che Mina completa il trittico dalla Bussola (stavolta Bussoladomani) con Mina Live’78. I solchi riportano a un giorno d’agosto, il 23. Il mondo è senza Papa, in attesa di vedere eletto il 26 Albino Luciani. Questa volta l’ellepì è doppio, con tredici brani (tra questi We Are the Champions dei Queen) e due medley, il tutto arrangiato da Pino Presti; e nasce per caso, in quanto era stata predisposta per quella serata solo la realizzazione di una prova audio per la registrazione da farsi in uno dei concerti successivi. Non ce ne saranno più, perché un infezione polmonare determina il forfait della cantante. Dopo quella data, Mina ascende al superiore stato della terrena invisibilità. Mai più si esibirà in pubblico, mai più sarà presente se non come acusma, voce disarticolata da un corpo. Sarà seguita in questa strada dopo due anni da un suo felice compagno d’arte, Lucio Battisti.

Si può dire che la Bussola, dunque, porti in sé l’ultima e definitiva impronta di Mina, l’epifania estrema di un’artista che ha voluto sottrarre il corpo all’era dell’iperrappresentazione lasciando “visibile” solo la propria voce, riconoscibile questa sì tra un milione. Un gioco sottile, a volte incompreso, che moltiplicato il suo essere eterna, alla Bussola come in ogni luogo.