15 Novembre 2024
Voice of Jerusalem

Vacanze in Cisgiordania

Israele è da poco rientrato in lockdown. Approfittando di una catena di feste ebraiche (il capodanno, il Giorno dell’Espiazione, Capanne), saranno tre settimane lunghe e faticose.
Anche gli israeliani, come noi, avevano abbassato la guardia quest’estate. Quando una seconda ondata di Covid ha reso ovvio che andare all’estero non era possibile, gli italiani hanno approfittato per riempire spiagge, montagne e luoghi d’arte nazionali, e gli israeliani pure. Chi ha aspettato fino all’ultimo, ha poi scoperto che la maggior parte dei luoghi di vacanza in Israele erano già prenotati, e allora che fare? Una bella vacanza in Cisgiordania, nei Territori Occupati. Di questo parla la giornalista Meirav Moran su Haaretz Magazine.

Il “Paese della Bibbia”, come gli imprenditori locali commercializzano la Cisgiordania, tradizionalmente attrae pellegrini cristiani dall’Europa, evangelici dagli Stati Uniti, appassionati di storia dall’Asia orientale ed ebrei da ogni angolo del globo. Ma è un turismo di gruppo organizzato, e quest’anno è scomparso, e anche qui c’è stato un duro colpo finanziario ai proprietari di grandi attrazioni come siti archeologici, ristoranti che si rivolgono a bus carichi di turisti, ecc.
Tuttavia, i B&B privati della zona hanno segnalato un’occupazione quasi completa. Non hanno mai avuto un’estate così intensa. Così, abitanti di Tel Aviv e dintorni, che di solito consumavano le vacanze in Europa, quest’anno si sono fatti coccolare con escursioni al chiaro di luna, gite alle sorgenti, visite alle cantine – ovviamente accompagnati da guardie armate. A mezz’ora di macchina da Tel Aviv, sono stati tra montagne verdi, sorgenti cristalline e aria fresca e secca, dormendo in B&B o tornando a casa la sera.

In mezzo alle aree C – abitate dai palestinesi e controllate dall’esercito israeliano – ma completamente distaccati da queste, hanno trovato una fiorente offerta turistica: cartelli che indicano studi di ceramica in cima alle colline, panifici casalinghi e frantoi disponibili anche per coloro che vogliono portare le proprie olive, hummus villages, burgers, noleggio di biciclette e di fuoristrada. Gli insediamenti israeliani in Cisgiordania offrono di tutto: sport d’azione come kart, arrampicate, equitazione.

C’è chi afferma che è la “occupazione versione 2020”: israeliani di destra, borghesia religiosa, ma soprattutto normali israeliani non pienamente consapevoli della situazione politica dei Territori.
Si, perché ci sono insediamenti illegali (cioè non approvati nemmeno da Israele) che offrono spaziose baite in legno con ampie verande che si affacciano su verdi vallate: aria limpida, assoluta quiete, privacy totale, oppure piscine, sorgenti artificiali trattate con il cloro, aree barbecue. E talvolta è più complicato spiegare agli ospiti perché ci sono due lavelli in cucina, piatti e frigoriferi separati per i latticini e per la carne nell’angolo cottura del B&B (gli insediamenti sono di carattere religioso, e si seguono le regole kosher, che magari a Tel Aviv si sono un po’ perse), che le politiche di occupazione dei Territori: qualcuno sente per la prima volta i termini “Area A, B, C” in cui la Cisgiordania è divisa – ma ormai in maniera molto virtuale – dai tempi degli Accordi di Oslo di più di venti anni fa.

Il turismo è in crescita nei territori. Si stima che il 15 per cento degli abitanti ebrei della Cisgiordania viva di proventi da questo settore, e che nei prossimi 10 anni la percentuale raddoppi. I pensieri sull’occupazione arrivano, forse, quando sei seduto in veranda e guardi il panorama, e in fondo a quel panorama c’è un villaggio palestinese. Ma da lassù, i temi che giungono da Israele a noi sono sfuocati: Netanyahu e le manifestazioni contro di lui? Gli accordi con alcuni paesi arabi che si dice cambieranno il Medio Oriente? L’occupazione della Cisgiordania e la politica di resistenza palestinese? Dopo un’estate così, e l’ingresso nel nuovo lockdown, tutto è rimandato.