Sarò una vipera…
Ma se mi toccano dov’è il mio debole sarò una vipera, una vipera sarò. E cento trappole prima di cedere…
Che succede? L’armata dalla firma di condanna pronta sottoscrive, il gruppo pedala compatto, in fuga Dpcm inseguito da strappi in pagina con foto, con rughe. Bei nomi in difesa di non si capisce bene che cosa e chi.
I lavoratori dello spettacolo boccheggiano: andrebbero amati di meno e pagati di più. I casseurs sfasciano quel poco che capita a tiro, due bombe carta, tre sanpietrini, e un processo per direttissima. Queste le ultime dal fronte della crisi sanitaria, che è dichiaratamente crisi economica, politica e sociale. Un vero grande, enorme casino. Qualcuno però s’indigna per l’inopinata chiusura di cinema e teatri. Poteva essere evitata. Basterebbe respirare prima di parlare.
Coprifuochino: ecco s’incita al coprifuochino. Alt! Dove andate? A vedere un bel film? Come s’intitola? Miss Marx. Okkey, a distanza? Siamo sposati. Ma lui è vecchio? Si, però sta bene. Bene, bene?
Ecco: cosa gli costava ad un DPCM tenere conto che quel poco di movimento alleggeriva la scena dei vuoti spettrali di città andate a male. Smettete di ammucchiarvi alla prima occasione, tenete d’occhio la troupe del tg, sparpagliamoci. Dove? Nei cinema, nei teatri, in ogni angolo dove si dia vita ad un racconto animato.
Da tenere a distanza sono gli appelli, le dichiarazioni, i “ma come si fa a pensare”, i “come possono ritenere che”, la colpa è dei tram. C’è comunque una cosa che sarebbe bene sapere: per quanto si tenti di coprire la prima fila nella corsa a chi riesca ancora a dar prova di possederlo quel briciolo di intelligenza, per quanto i colonnini dei commentatori dal nome e cognome assonante – Alessandro Baricco, Dacia Maraini, il Maestro Muti – partano dalla prima per concludersi poi scivolando nel dimenticatoio, per quanto tutto sembri, il dramma è che tutto è esattamente quel che si vede: niente. Parole, retini del grigio, corsivi o neretti, foto di gesti e gesti per foto, smorfie. Del dramma che si consuma per ora non si parla.
Siamo in uno di quei campi lunghi in cui Sergio Leone faceva ruzzolare una nube di polvere, sterco di cavallo, sterpaglie arrotolate e il canto pungente di una armonica a bocca. Aspettando che si cominci a sparare: ancora cazzate e colpi di pistola.