23 Novembre 2024
Different

L’offensiva dei doveri

Bisogna tener d’occhio i ricorsi. Se i corsi storici sono drammatici è bene aver molta paura dei ricorsi. Bisognava temere la seconda ondata e ci salvi il cielo dalla terza. Ci sono guerre che si sono talmente accanite su dei luoghi che quei luoghi non sono e non saranno mai più ospitali. Terra abbandonata dagli uomini e da Dio. Bisognava temerla, l’avevamo prevista, la stavamo aspettando la seconda offensiva della pandemia. Covid 19 ha ripreso a correre seminando dolore. Vorremmo parlare di altro ma ancora siamo inchiodati alla responsabilità di provvedere a noi stessi, ai più anziani, ai più deboli, ai più soli. Abbiamo avuto un alito di vento e siamo corsi in pizzeria, tracannato Mojito, adorato lo struscio: e che diamine che sarà mai, una festa, quattro salti, e un po’ di febbre. Dobbiamo riprendere le vecchie abitudini, tornare quel che siamo sempre stati. E furono accontentati ripiombando in un regime di lockdown, in cui crescono sconforto, solitudine, attesa e quel che è peggio vie di fuga. Tutti alla ricerca di un fondato motivo di speranza, di una luce, di un farmaco, di un vaccino.

Comunque ce la caveremo. Ce la caveremo? Chi? Noi? Tutti, no. Negli ultimi giorni, nelle ultime settimane ne piangiamo di amici mentre di altri aspettiamo notizie e sentiamo che il fiato si fa più corto e poi scuotendo la testa pensiamo: è solo suggestione.
Il fatto è che non ci piace, che non troviamo posto, né consolazione nelle fragili trincee e nella ridda di commenti, di annunci, di proposte e proponimenti. Il timore che gela il sangue e la mente corre cercando di dare voce alla speranza. Non bastano le norme, è evidente l’offuscamento della prospettiva; l’unica cosa che non è da fare è rifarsela con il governo perché il disperso è il principio di governo, di interesse collettivo, di spirito unitario, di responsabilità comune. In altre parole il fondamento della relazione sociale. È ognuno a dover fare un passo nel suo e nel nostro interesse. Il più grande responsabile nella diffusione della crisi pandemica è il comportamento individuale abbinato agli sproloqui di tanta parte della politica. Lasciamo perdere i negazionisti non ho tempo, ma il distinguo per qualche cena in più, per qualche saracinesca alzata, è più dannoso. Alessio Gramolati, segretario generale dello SpiCgil Toscana, nel concludere l’esecutivo regionale, pochi giorni fa ha detto: “è il Covid che dà le carte” come dargli torto. Maria, ottantatreenne, sa di un amica malata poverina e la va a trovare. Due passi da casa, Torna ed ora è in ospedale lei, la figlia, il genero e chiuso in casa, solo. Non sono gravi ma potrebbero esserlo e comunque ancora non ne siamo fuori. Perché? Non sapeva? Ma certo che sapeva e poi è davvero andata così, vattela a pesca dice, io di tutti questi discorsi non mi fido, un giorno in un modo, un giorno in un altro. Intanto è il Covid che dà le carte. E il mio amico Rino come ha fatto? E chi lo sa: Meno male sta meglio. Intanto Alberto se ne è andato e con lui Marco. E’ il covid che dà le carte. Messi come siamo occorre una novità, un modo nuovo. Potrebbe essere rassegnarsi aspettare che tocchi a noi o il vaccino o la bara. Non si sceglie, speriamo che ci tocchi il primo, speriamo di evitare la seconda. Oppure preparare una grande sorpresa al Covid. L’offensiva dei doveri. A prescindere. Solo uno sterminato cunicolo in cui si congiungono le buone pratiche, le buone maniere e le migliori intenzioni. L’offensiva dei doveri butta all’aria il tavolo da gioco e le supposte vittime non si fanno trovare.