21 Novembre 2024
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Mediterraneo: alluvioni e trombe d’aria

La recente alluvione in Sardegna, con la morte di tre persone a Bitti, è solo l’ultimo degli eventi meteo estremi che flagellano sempre più spesso l’Italia. Fenomeni più tipici di altri continenti ma che ora sono alimentati dal Mediterraneo, diventato sempre più caldo a causa del riscaldamento globale provocato dall’aumento dei gas serra.
Considerato dagli scienziati un “hot spot” climatico, il Mediterraneo è preda di anticicloni africani che ne alzano la temperatura della superficie. Una conferma arriva dai risultati del progetto di Greenpeace “Mare Caldo” – una rete di stazioni per il monitoraggio delle temperature marine e per studiare gli impatti dei cambiamenti climatici in mare – avviato un anno fa all’Isola d’Elba e contenuti in un briefing: I cambiamenti climatici e il mare: gravi conseguenze anche per l’uomo, curato da Antonello Pasini, fisico del clima del Consiglio nazionale delle ricerche con la collaborazione della organizzazione ambientalista.

Diversi studi indicano nei mari italiani un aumento di circa due gradi centigradi in superfice negli ultimi 50 anni secondo quanto rilevato dai satelliti. “Il mare trasferisce più calore all’atmosfera e quest’ultima non può far altro che scaricare violentemente questo surplus di energia sul territorio con piogge molto intense e venti forti. Ecco che i fenomeni meteorologici possono diventare più violenti” spiega Pasini osservando che “anche nel nostro mare ci sono i cosiddetti Medicanes (Mediterranean Hurricanes), per fortuna più piccoli e meno distruttivi degli uragani atlantici, un po’ perché l’acqua del Mediterraneo è meno calda di quella atlantica equatoriale e tropicale, e perché hanno meno spazio libero da terre per svilupparsi rispetto all’Oceano”. Secondo Pasini “la temperatura sulla Terra e sul mare è destinata ad aumentare ancora, a seconda dello scenario di emissioni di gas climalteranti che ci troveremo ad affrontare. Ciò significa che anche gli impatti rischiano di aumentare, con fenomeni meteo più frequenti e sicuramente più violenti, in particolare in Italia dove i territori sono estremamente fragili e vulnerabili, sia in campagna che nelle città”.

Nel rilevare che a fronte di tante evidenze scientifiche “l’inazione dei decisori politici sconcerta” perché “non concepiscono le limitazioni alle azioni umane e non considerano la finitezza delle risorse del pianeta”, Pasini suggerisce “una transizione energetica epocale e la costruzione di una società ‘decarbonizzata’, perché il 75% delle nostre emissioni di gas climalteranti dipendono dalle fonti fossili. Allo stesso tempo occorre fermare la deforestazione, un’agricoltura non sostenibile e in generale il cattivo uso del suolo, che sono responsabili di un buon 25% delle emissioni”. Il cambiamento climatico “rischia di determinare una crisi più grave e duratura del Covid-19 – conclude Pasini -. Possiamo agire sulla violenza dei fenomeni estremi con la mitigazione, ma anche sulla vulnerabilità dei territori con azioni di adattamento, decise a livello locale dai sindaci, che li rendano più resilienti e con un aumento della cultura del rischio e della legalità”.

A livello globale, in assenza quest’anno della Conferenza mondiale sul clima – rinviata al 2021 a causa della pandemia – i giovani attivisti da tutto il mondo hanno svolto on line la loro Cop26 e al termine di due settimane di lavori hanno steso un “trattato” con “18 politiche climatiche ed ecologiche audaci, incentrate sui giovani” che sottopongono ai leader del Pianeta con una lettera suggerendo di “adottarle con urgenza”. Cinque i temi del trattato: educazione al clima, giustizia climatica, salute e benessere, comunità resilienti al clima e obiettivi nazionali di riduzione del carbonio.

[tratto da ANSA – di Stefania De Francesco]