15 Novembre 2024
Voice of Jerusalem

Vaccinazioni e matematica

Il 31 dicembre ho telefonato a un mio amico in Israele per fargli gli auguri, e lui mi ha detto che il 2021 sarebbe iniziato benissimo: il giorno dopo sarebbe andato a vaccinarsi e il giorno dopo ancora, il 2 gennaio, anche sua moglie. Per curiosità ho chiesto anche a un altro mio amico, e lui mi ha detto che si era già vaccinato. Un altro ancora, 62 anni, si sarebbe vaccinato il 3 gennaio. Allora, con imbarazzo – e anche un po’ d’invidia – ho cercato di capire qualcosa di più.

Scopro che ad oggi oltre 1 milione di cittadini israeliani ha ricevuto la prima dose di vaccino contro il coronavirus: oltre il 10% della popolazione, un tasso che ha superato di gran lunga il resto del mondo. Numeri davvero notevoli.
La campagna, iniziata il 20 dicembre, ha distribuito il vaccino a una percentuale tripla rispetto alla seconda nazione più veloce, il minuscolo regno del Bahrein. Al contrario, negli Stati Uniti sono meno dell’1% della popolazione, sebbene lì – e anche in Cina e in Gran Bretagna – abbiano distribuito più dosi complessive. Ce lo racconta Isabel Kershner sul The New York Times il primo gennaio («How Israel Became a World Leader in Vaccinating Against Covid-19»).

«È una storia sorprendente», dice il professor Ran Balicer, presidente del team nazionale di esperti che assiste il governo sulla sua risposta al Covid-19. Ad ottobre conflitti politici, istruzioni confuse e mancanza di fiducia nel governo avevano lasciato Israele nella disperazione: dopo una riduzione, i casi di coronavirus erano di nuovo risaliti a più di 5.000 al giorno – rispetto alle dimensioni della popolazione, una percentuale tra le peggiori al mondo – obbligando il Paese a un terzo blocco.
Ma il sistema sanitario israeliano, fortemente centralizzato, si è dimostrato capace di organizzare un’efficace campagna nazionale di vaccinazione. Con Israele che ha dato priorità agli operatori sanitari e ai cittadini over 60, il Ministro della Sanità Yuri Edelstein ha affermato che la maggioranza della popolazione ad alto rischio dovrebbe ricevere la seconda delle due dosi del vaccino Pfizer-BioNTech entro la fine di gennaio.
Ogni giorno vengono vaccinati circa 150.000 israeliani. I funzionari non hanno pubblicizzato il numero esatto di dosi di vaccino che hanno ricevuto finora, o quanto le hanno pagate, gli accordi sono riservati. Ma se anche si scoprisse che Israele ha pagato di più rispetto ad altri paesi, ha detto il Ministro della Sanità Yuri Edelstein, sarebbe comunque valsa la pena riaprire l’economia israeliana anche una settimana prima di quanto avrebbe potuto fare altrimenti.
Va da sé che Netanyahu ha reso la campagna di vaccinazione una missione personale. Lo scorso 19 dicembre è stato il primo israeliano ad essere vaccinato, dicendo che voleva dare l’esempio, e il 29 dicembre è entrato in una struttura a Gerusalemme per congratularsi con il 500-millesimo israeliano che aveva ricevuto il vaccino.

Con Israele che si dirige verso un’altra elezione a marzo, Netanyahu si è preso il merito di aver firmato accordi e assicurato milioni di dosi – da Pfizer, Moderna e altre società. Ha fatto della prospettiva di una rapida uscita dalla crisi sanitaria ed economica una chiave di volta della sua sopravvivenza politica: ha presentato la prospettiva che Israele diventi il primo paese al mondo ad essere completamente vaccinato. Gideon Levy, editorialista di Haaretz, ha dichiarato: «Non possiamo incolpare Netanyahu per tutti i mali di Israele – giustamente, la maggior parte delle volte – e poi ignorare il suo contributo quando qualcosa funziona».

Finora, la campagna di vaccinazione non si è estesa ai palestinesi in Cisgiordania e a Gaza, che non hanno ancora avuto accesso a nessuna vaccinazione. L’Agenzia delle Nazioni Unite per gli affari umanitari nei territori occupati (UNRWA) ha detto che l’Autorità palestinese aveva richiesto il sostegno finanziario dal sistema globale di condivisione dei vaccini Covax e stava lavorando con le organizzazioni internazionali sulla logistica.

E noi, in Italia, possiamo imparare qualcosa? Certo, la prima risposta che ci viene in mente è che in Israele sono appena 9 milioni di abitanti, mentre noi siamo 60 milioni. E potremmo dire che la Francia sta messa peggio di noi, in quanto a rapidità delle vaccinazioni.
In realtà il vero confronto con Israele può essere fatto dalle regioni. E allora – imbarazzante, ma obbligatorio – il confronto è impietoso.
Per esempio, prendiamo la Toscana, che come superficie territoriale è quasi uguale allo Stato d’Israele. In Toscana ci sono quattro milioni di abitanti – meno della metà d’Israele – e ad oggi i vaccinati sono poco più di 6.800. Lascio a voi fare i conteggi in percentuale. Ma i numeri più stridenti sono altri.

Sul Corriere Fiorentino l’assessore regionale alla salute Bezzini ha rilasciato due dichiarazioni importanti. La prima è che il piano operativo di vaccinazione «sarà pronto entro 15 giorni»: cioè il piano oggi non esiste. La seconda è che alla domanda «A che ritmo procedono le vaccinazioni?», l’assessore risponde: «Oggi e domani (sabato e domenica, ndr) 2.500 dosi al giorno, da lunedì a mercoledì a un ritmo di 4.000, da giovedì saliremo a 6.000 al giorno». In Israele – ricordo, poco più del doppio degli abitanti – sono 150.000 al giorno.

Viene davvero da pensare, quando il governo nazionale sostiene che a fine marzo si saranno vaccinati 13 milioni di cittadini (26 milioni di dosi, considerate 2 dosi per ognuno, che significa che dobbiamo fare quasi 290 mila vaccinazioni al giorno). Ah, incontrovertibilità della matematica!