Renzi di lotta e di governo
Stamani su QN (cioè Il Giorno, Il Resto del Carlino, La Nazione) è uscita un’intervista di Michele Brambilla a Matteo Renzi. Non c’erano le domande giustamente “inquisitorie” dell’amico Stefano Cappellini di qualche giorno prima su Repubblica, ma quesiti condiscendenti. Nonostante tutto quella di Brambilla è un’intervista interessante, soprattutto per le risposte misurate e ossimoriche rispetto allo sguaiato comportamento di fine dicembre e gennaio di Renzi. Insomma il Matteo fiorentino, in questa intervista a QN, ha mostrato il lato buono di sé, il suo profilo di “statista”. E tema fondamentale è la risposta all’ultima domanda, quando il senatore di Rignano dice: “Penso che Italia Viva potrà giocare un ruolo importante nel mondo riformista, specie se il Pd resterà sdraiato sul movimento 5S”.
Questo è, al momento e nel futuro prossimo, il tema della sinistra o, come si è preferito edulcorare per il “pubblico” di casa nostra, del centrosinistra in Italia.
Il Pd è un partito senza leader. Ancor meno dei 5S che ogni tanto vedono risorgere il “politico per hobby” Grillo, come lo ha definito Massimo Gramellini (nel suo recente “caffè” titolato Una vita da garante). Italia Viva è un partitino che non potrà mai ambire a percentuali importanti. E Leu è pure su questo livello quantitativo. Se è vero che (come mostrano i sondaggi ormai da mesi) i 5S vedranno, alle prossime elezioni, ridimensionati i loro consensi (pare di oltre la metà), la questione della sinistra in Italia si farà seria.
E Renzi, che ruolo potrà avere?
Qualcuno sostiene che con la “mossa Draghi”, pur essendo inutilizzabile in questo governo metà politico metà tecnico, se in futuro “il bomba” fiorentino si comporterà davvero bene, potrà avere un futuro politico di alto profilo.
Purtroppo Renzi ha già molta storia alle spalle, nonostante la giovane età. E questa sua storia non è quella di un serio e pacato leader, ma quella di un Pierino polemico e arrogante.
Questo carattere e questa storia cozzano con la sua capacità e il suo intuito politico che sono altissimi, pari a quelli di Craxi. Ma Renzi non ha la pazienza di Craxi: pensiamo soltanto quanto tempo aspettò Bettino, accanto a Nenni prima e a De Martino poi, prima della svolta del Midas, dove fece della sua carriera e della sua persona il centro del Psi.
Renzi ha voluto bruciare le tappe e ha già spaccato due volte il Pd: prima diventando segretario contro i vecchi “comunisti”, poi uscendo in polemica con coloro che aveva usato contro i vecchi “comunisti”. Matteo Renzi, come D’Alema, è da sempre un animale politico estremamente divisivo, differente dal più ecumenico e inclusivo Veltroni. Se lo volessimo paragonare ad alcune recenti figure di Presidenti della Repubblica lo accoppieremmo con Scalfaro invece che con Mattarella, cioè un “presidente di parte”, un vecchio democristiano reazionario che alla fine “sfotteva” Berlusconi.
Riguardo all’oggi e al domani, per il Pd l’alleanza col M5S è stata strategica e lo sarà ancora. Il Pd deve fare di necessità virtù: è un partito debole che si allea con un movimento debolissimo. Due soggetti deboli che cercano di farsi forza l’un l’altro. Perché purtroppo nel nostro Paese non solo abbiamo soggetti politici deboli, ma esprimiamo profonda debolezza anche nelle forme della politica, dal sistema elettorale a quello parlamentare perfetto. E nessuno in questi ultimi trent’anni ha potuto o voluto mettere mano veramente all’hardware della nostra politica. Ancora oggi (più di qualche anno fa) è come se la politica si muovesse in un sistema che non è né maggioritario né proporzionale. Perciò per governare si deve contare su qualcuno che ti faccia da spalla: l’ha capito pure Di Maio…
Infine, Renzi ha potuto fare ciò che ha fatto solo perché ha un partitino personale che se perde qualcosa non perde quasi nulla. Italia Viva è la casacca di Renzi, e solo Renzi è Italia Viva. Per tutti questi motivi Renzi non potrà che proseguire a impersonare il piccolo-Craxi, senza mai poter assurgere a risolutore di un’epoca o a statista di altissimo profilo. Il suo è tutto un affare fenomenologico. Non c’è nulla di trascendentale.