15 Novembre 2024
Culture Club

Bare in attesa

In questi giorni, in particolare dopo il furente video di Beppe Grillo in difesa del figlio accusato di stupro, si fa un gran parlare dell’inevitabile promiscuità che spesso investe un uomo politico tra vita privata e impegno pubblico quando ci sono di mezzo sentimenti e, soprattutto, sofferenze personali. Che finiscono per diventare anche temi di scontro sul terreno della strumentalizzazione di parte, con l’obiettivo di incidere sul consenso elettoralistico.
Ma in questo caso, nel caso dell’onorevole Andrea Romano che racconta lo strazio più grande di un essere umano, di un padre impossibilitato addirittura a seppellire il figlio morto ad appena 24 anni, non c’è alcun margine di commento a latere. Vale solo la solidarietà più convinta, commossa, partecipe e affettuosa. E, caso mai, su un fronte di responsabilità pubblica, di fronte a un servizio che dà la misura della civiltà di una nazione, come quello dell’omaggio e della degna sepoltura ai cari defunti, fa inorridire veder confermata così tragicamente l’emergenza-servizi funebri del Comune di Roma già ampiamente segnalata anche da un recente servizio di Report.

Certo, sono il primo a essere convinto che si tratti di un servizio che non si inventa su due piedi, in cui sono richieste attenzioni e competenze specifiche. Ma penso anche che per rimpiazzare quei 25 dipendenti comunali assenti perché contagiati dal Covid-19, che hanno messo in crisi da mesi e mesi il sevizio, non dovrebbe essere necessaria una formazione da astronauti in missione su Marte. Quanto meno per trasportare le bare.
E, in questo come in tanti altri casi di emergenza in servizi primari di cura e manutenzione delle nostre città, mi gira per la testa un vecchio pallino irrisolto. Che riguarda da vicino proprio l’esperienza politica della sindaca Raggi e del Movimento 5 Stelle, a cui si deve il merito indubbio del provvedimento, ancor più indubbio in tempi di accentuazione delle disuguaglianze quali quelli che viviamo. Ovvero il reddito di cittadinanza, la cui legge prevede espressamente l’utilizzo dei beneficiari in grado di rispondere alla chiamata nei cosiddetti P.U.C., Piani di Utilità Civica. E Dio solo sa quanta utilità civica ci sia in un servizio funebre, a qualsiasi livello lo si svolga, a cominciare dal trasporto delle bare che appare alla portata quanto meno di una capacità fisica diffusa. Ma le statistiche ci dicono che la percentuale di Comuni che hanno dato un seguito ai P.U.C. è prossima allo zero. Come il voto in condotta civica che si merita gran parte dei nostri pubblici amministratori. Inadempienti anche su questo fronte.