19 Dicembre 2024
Sun

Nino Haratischiwili, L’ottava vita (per Brilka), Marsilio 2020, p.1.148. Traduzione Giovanna Agabio

Se il romanzo L’ottava vita (per Brilka) sorprende per la sua mole, a lettura iniziata ci si rende conto che la Haratischwili ha un narrare che cattura, scopriamo una struttura sapientemente intrecciata, con la capacità di gestire una quantità innumerevole di persone e fatti e di lasciare il lettore senza fiato.

Impossibile farne la sinossi, bisognerebbe percorrere ogni vita: Stasia, Christine, Kostja, Kitty, Elene, Daria, Niza, e quella sorprendente di Brilka, l’ottava, per entrare nel contesto georgiano e sovietico di tutto il secolo scorso e conoscere la vasta famiglia, a cominciare dal capostipite, un fabbricante georgiano di cioccolato che ha fatto fortuna con una ricetta segreta.

Dalla data di nascita di Stasia nel 1900 a quella di Brilka nel 1993, ma ancora più lontano, fino al padre di Stasia stessa, ed alla vita di Brilka fino al 2007, questo è l’arco temporale in cui si sviluppa il romanzo di Nino Haratischwili, scrittrice georgiana di Tbilisi classe 1983, che oggi vive a Berlino.

E’ il momento della caduta dell’impero zarista quando nei sobborghi di Tbilisi Stasia sogna di diventare una grande ballerina e di danzare a Parigi, ed ama cavalcare nella steppa. Un giorno incontra il “tenente bianco”, Simon Jashi, che la chiede in sposa: lei spera di portarlo con sé a Parigi ma lui sceglie la carriera militare.

E’ un matrimonio d’amore che subisce tuttavia le conseguenze drammatiche della caduta dell’impero zarista e delle successive responsabilità militari di Simon.

L’autrice ci porta attraverso la prima grande guerra, la rivoluzione bolscevica, la terribile macchina sovietica, la seconda guerra mondiale, la guerra fredda e la corsa al nucleare, fino alla disgregazione dell’URSS e all’indipendenza della Georgia, senza perdere di vista, in modo sincronico, ciò che stava accadendo nel resto del mondo e nei punti chiave, mostrando un lavoro immane di ricerca storica.

Ma i riferimenti storici non relegano in secondo piano le persone, le sofferenze, gli amori, gli errori, gli orrori, le violenze di ogni tipo,  una crudeltà dei servizi segreti al di sopra dell’immaginabile, che riempiva gulag e fosse comuni e lasciava segni orribili nei sopravvissuti.

Ai servizi segreti non sfugge nessun tentativo di deviare dalla “religione” socialista, ne sa qualcosa Kitty, la figlia di Stasia, la cui colpa è avere amato un ragazzo dissidente. Kitty diventerà una voce lontana, che ha raggiunto la salvezza all’estero grazie all’influenza politica di suo fratello Kostja e di un altrettanto potente amico di lui, rimasto a lungo solo una voce senza volto.

Ma lo sa anche la bellissima Cristine, che non si è potuta sottrarre alle brame di un uomo potente, e finisce per portare i segni orribili di un dramma vissuto nascosti sotto una veletta e nel cuore.

La grande casa di Cristine e di suo marito Ramas in cima ad una collina e poi la Casa Verde, che vedono il passaggio di tanti personaggi e tante storie, sono sempre un rifugio, un punto di incontro ma anche di confronto e di scontro; lì Stasia conversa con i fantasmi delle persone care scomparse che tornano a giocare a carte sotto il ciliegio.

La rigidità del sistema socialista miete vittime ma non scalfisce la fede profonda di Kostja, che nasconde segreti di Stato gravissimi, che non perdona i traditori, ma in qualche modo finisce sempre per salvare le persone del suo sangue. L’immagine di una donna amata che ha dovuto abbandonare perché richiamato dai doveri militari lo tormenta per tutta la vita, inutili i tentativi di rintracciarla, ed è per questo che non riesce più ad amare davvero.

Le nuove generazioni si ribellano: Elene ha visto troppe incoerenze nella vita dei suoi genitori, Kostja e Nana, ed è stata educata tra la rigidità del padre a Mosca e la minore autorevolezza della madre in Georgia. Diventa anticonformista, provocatrice per scelta, sempre alla ricerca di amore e attenzioni che le sono mancate. Crollano le sicurezze. Si va lentamente verso gli anni ottanta del secolo scorso, con l’inarrestabile trasformazione interna al sistema socialista, con la caduta del muro di Berlino e la disgregazione dell’Unione Sovietica, con le rivendicazioni dell’indipendenza anche da parte della Georgia.

La grande famiglia si assottiglia piano piano, cambiano le sorti ed anche il potere sfugge dalle mani di chi lo ha sempre gestito. Finiscono i privilegi legati alla posizione. Una bellissima figlia di Elene, Daria, ha una carriera fulminante nel cinema ed una altrettanto rapida caduta.

Niza, sua sorella e voce narrante, si fa ricercatrice della storia di famiglia perché la nipote Brilka possa sapere la verità che le è stata taciuta: gli stupri, le violenze, le esecuzioni, i suicidi, ma anche le grandi passioni, quelle delicatissime storie d’amore che non si sono potute realizzare; ci sono smarrimenti, sconfitte, rinascite, sfide, sorprese, rischi ad ogni angolo: “Ci lega un secolo. Un secolo rosso. Questa storia doveva essere raccontata solo per arrivare fino a te, Brilka. A te e quindi all’inizio”. Proprio all’inizio Stasia ha ricevuto dal padre la ricetta segreta di quella cioccolata che si dice abbia poteri terribili, che conquista e avvolge come una malia.

Le figure femminili rimangono indelebili nella memoria, sono donne che sanno indirizzare la vita di famiglia, coerenti, concrete ma anche sognatrici, capaci di accoglienza, di perdono, che non sono vinte né dalle guerre, né dalla fame, né dal vuoto che si allarga loro intorno, che sanno risorgere anche dalla violenza.

Una straordinaria bellezza di questo gruppo familiare – gioie e dolori compresi, più dolori che altro – insieme alla bellezza della Georgia che fa capolino dovunque.

Marisa Cecchetti

Marisa Cecchetti vive a Lucca. Insegnante di Lettere, ha collaborato a varie riviste e testate culturali. Tra le sue ultime pubblicazioni i racconti Maschile femminile plurale (Giovane Holden 2012), il romanzo Il fossato (Giovane Holden 2014), la silloge Come di solo andata (Il Foglio 2013). Ha tradotto poesie di Barolong Seboni pubblicate da LietoColle (2010): Nell’aria inquieta del Kalahari.