Club privé: dall’Afghanistan alla Lotta
Eravamo quattro amici a cena. Anna aveva cucinato per noi, in silenzio. Tutto era buono. Due non bevevano vino, gli altri due hanno scolato una bottiglia di Brunello di Montalcino. Pasteggiando 37,5 si bevono bene e poi forse un goccio è rimasto in fondo alla bottiglia.
L’incredibile ritirata dall’Afghanistan mi pare abbia aperto la conversazione. Venti anni per costruire una figura di merda colossale. L’occidentale karma ha prodotto un’uscita di campo lasciando a terra tutta l’intelligence tanto sbandierata. Punto e accapo con la coda tra le gambe e il più manifesto disinteresse per la sorte di chi resta. Non le ultime file ma le seconde.
Pazienza dice qualcuno prima o poi ci rifaremo vivi. Dici? No, noi non più. Che capacità di far male ogni cosa questa maledetta umanità.
Comunque la conversazione scivola e si racconta di quando noi, si noi quattro insieme ad altri quarantaquattro facevamo le nostre corse avanti e indietro lungo il tracciato che la Storia ci aveva consegnato: quanti errori…
E uno azzarda: si ma avevamo una visione. Noi una visione?
Osama Bin Laden ebbe una visione e l’attacco al cuore fu preciso. Ora siede al governo Mohammad Hassan Akhund da Guantanamo a Kabul con una taglia sulla testa. Roba da far affogare nella saliva i più veloci pistoleri del West.
Ci sarebbe un tabaccaio che ci ha fatto un pensierino ma ora come ora è al gabbio: ha rubato un gratta e vinci a una settantenne.
Va be, lasciamo perde la visione, torniamo a noi. Giovanni è morto, Carlo Alberto pure. Gianmario nel ricordarlo ha rilevato il valore del lavoro che un operaio albanese ha testimoniato essere davvero un passaggio indispensabile per l’emancipazione e il riscatto. Michele che di fronte al manganello non arretrava di un millimetro. Voglio vedere se osi. E noi lo accompagnavamo in infermeria che poi era la dottoressa Nissim. Giorgio ha cambiato casa.
Il 16 a Pisa, ricorderemo Clemente. Un bel libro lo racconta bene e ognuno di noi in sé e tra sé lo racconta a perfezione.
Andreotti rispondeva a tutti e le buone ragioni capitava anche che venissero accolte. In due evitarono il servizio militare. A Fanfani tirarono le orecchie e non fu più lui, anche Giovanni Leone rispose a cui qualcuno facendo le corna.
Allora non era ancora come ora. Ora? Telefonami tra vent’anni.