Marco Giaconi, profilo sinistro
Oggi è un anno che è morto Marco Giaconi, un amico che ha avuto una parte importante nella mia vita, anche politica e culturale.
Le cose che mi sono più mancate di lui, in questo lunghissimo anno, sono le telefonate del mattino, il nostro libero “verseggiare” sulle letture fatte, sui ricordi del passato prossimo e remoto, sugli aneddoti della nostra vita di studenti vissuta nelle biblioteche sì, ma, soprattutto, per le strade e nelle piazze di Pisa, nelle trattorie e nei fumosi bar della periferia.
I nomi, fra di noi, degli amici di sempre: Alessandro, Athos, Pierantonio.
Affetto, arricchimento e liti furibonde finali quando dalla Politica (maiuscolo), dove lui era un maestro e dove rivelava, nel metodo e nella acribìa documentativa, alcuni aspetti di quella scuola che era stata propria del vecchio Partito Comunista a lui estraneo ma la cui storia rispettava molto, passavamo a ingaglioffirci con la politica (minuscolo) quella cosa fatta di innominabili, di mediocri, di piccoli guitti inguardabili.
Questo è il mio vuoto, la mia pena, ma Marco manca a tantissime persone, studenti e studiosi, per le quali era fonte inesauribile di intuizioni e di genialità.