19 Dicembre 2024
Culture Club

Wes Anderson copia De Sica

“The French Dispatch è un film francese, ma dal cuore italiano. Mi sono ispirato al vostro cinema e soprattutto a un film come L’oro diNapoli di Vittorio De Sica, quando lo vidi per la prima volta decisi che ne avrei fatto uno simile. Amo queste antologie cinematografiche che si ritrovano anche in Visconti e Fellini, un format molto italiano”. Parola di Wes Anderson in conferenza stampa a Milano dove ha presentato The French Dispatch, già in concorso all’ultimo Festival di Cannes, nelle sale italiane dall’11
novembre, distribuito da Walt Disney. Al centro di tutto un giornalista americano (Bill Murray) che crea una sua rivista nella fittizia cittadina francese di Ennui-sur-Blasé. Alla sua morte vengono pubblicate in suo
omaggio dalla redazione alcune micro-storie. Si tratta, più che di cronaca, di una raccolta di servizi giornalistici d’autore pubblicati appunto su The French Dispatch.

Il film è ispirato all’amore di Anderson per il New Yorker.
“Non ho mai definito questo film una lettera d’amore al giornalismo. Sono stato frainteso. Ho messo nel film come una nota a pie’ pagina, ovvero una lista di tutti gli scrittori che ho letto sul New Yorker che mi hanno ispirato da ragazzo. Ho un vero affetto per loro. Sono comunque legato ai quotidiani – continua il regista – e ogni giorno ne compro uno, anche se fanno parte di un giornalismo che sta scomparendo”.

Nel film una delle storie, incentrata sulle proteste dell’occupazione studentesca del maggio ’68, è ispirata
all’articolo di Mavis Gallant The Events in May: A Paris Notebook, mentre un’altra storia, forse la più eclatante, con il personaggio di Julien Cadazio (Adrien Brody), si basa su The Days of Duveen edito dal New Yorker sul mercante d’arte Lord Duveen. Tra le scoperte di questo mercante, c’è quella di un artista psicopatico (Benicio Del Toro) che opera in prigione tra molte difficoltà e astuzie.
E ancora sul giornalismo di oggi dice Anderson: “C’è sempre stata una tradizione di falsa informazione, di fake news da parte della stampa per vendere meglio. Così non a caso la mia storia cerca di evidenziare il
ruolo di un direttore che si preoccupa che ci sia verità in quello che si legge nel suo giornale. Oggi si pubblicano cose senza nessuna mediazione, non c’è più una figura intermediaria e io così rimpiango il passato”.

Dice poi il regista di I Tenenbaum, Moonrise Kingdom e Grand Budapest Hotel sull’uso parziale del bianco e nero nel film: “Per me non è certo la prima volta, anche il mio primo film, un corto (Bottle Rocked), era in bianco e nero. Il fatto è che a volte semplifica le immagini. Mi è capitato di parlare con un regista che lo usa sempre e con i vecchi formati quadrati perché ritiene che il mezzo sia di per sé bellezza. Non è certo la mia visione, io amo cambiare a seconda delle necessità e uso il bianco e nero come si fa con un pennello piuttosto che con un altro”.

Il futuro di Wes Anderson?
“Non ho mai idea di cosa farò nel futuro, ho appena finito di girare un film in Spagna ma ambientato negli Stati Uniti, Asteroid City, e in genere trovo le idee per il futuro proprio mentre sto girando l’ultimo film.
Una cosa però è certa: amo lavorare sempre con uno staff internazionale capace di darmi tanti stimoli”.
Nel mega cast del film anche: Frances McDormand, Jeffrey Wright, Tilda Swinton, Owen Wilson, Timothée Chalamet, Mathieu Amalric, Willem Dafoe, Edward Norton, Liev Schreiber e Lea Seydoux.

[di Francesco Gallo – tratto da ANSA]