D’Alema, il partitino e il PD
La sintesi delle notizie sullo scioglimento del partitino “Articolo 1” di Eco della Stampa per la rassegna di oggi è esemplare. Eccola:
Le affermazioni di Massimo D’Alema, esponente di “Articolo 1” sull’ipotesi di rientrare in un Pd “guarito dal renzismo” hanno suscitato profonda irritazione nel partito. Il segretario Enrico Letta, gli ha seccamente replicato che nel Pd non c’è stata “nessuna malattia e quindi nessuna guarigione. Solo passione e impegno”. Gli hanno fatto eco gli esponenti della corrente piddina filo renziana “Base riformista”: il senatore Alessandro Alfieri, coordinatore nazionale della corrente, ha definito “rozze” le parole di D’Alema, escludendo la possibilità di un riavvicinamento.
“Articolo 1” è stato fondato il 25 febbraio 2017 dai fuoriusciti dal Pd Roberto Speranza, Arturo Scotto, Enrico Rossi (rientrato nel PD poco dopo, nda) e Pier Luigi Bersani, con il sostegno, tra gli altri, di Massimo D’Alema.
Al fondo della secca risposta di Letta a D’Alema ci sono anche questioni strapaesane. Letta è pisano, D’Alema lo è stato e uno dei suoi più fedeli apostoli è il pisano Paolo Fontanelli che in passato ha dispensato feroce antipatia nei confronti del giovane Enrico…
Tuttavia, dietro a questioni più personali, resta un fondo di disagio per la patetica figura che certi politici di sinistra hanno dimostrato in questo ultimo decennio.
Se si volesse prendere per buona la fondazione del PD, cioè di un partito animato da intenti maggioritari e bipolaristici, che avrebbe dovuto tenere insieme caratteri e sensibilità molto distanti, resta evidente il clamoroso errore politico che è stato uscire dal PD per fondare Articolo 1, un minuscolo partitino, ridotta di anziani e di qualche anima bella, ininfluente sull’agenda politica del Paese.
Che poi il partitino abbia partorito scranni importanti per alcuni suoi dirigenti (vedi Speranza, per esempio, attuale competente Ministro della Salute) che altrimenti non avrebbero avuto manco spazio per essere intervistati uscendo dal Nazareno è chiaro, ma l’inutilità politica generale resta tutta. E la separazione ha fatto diventare il PD, nel tempo, sempre più un partito di ex-democristiani, poco avvezzi ormai a lasciare spazi a “ex-senatori” irrequieti e indisciplinati che hanno solo il vezzo del comando, salvo sbagliare quando si trovano al comando.
Che poi un profilo come quello di D’Alema risponda a capacità analitiche serie e profonde non fa di lui un leader che abbia giovato alla sinistra di questo Paese.
Ormai possiamo senz’altro ribadire che se tangentopoli ha distrutto DC e PSI, gli ex-PCI si sono autodistrutti, Hanno fatto tutto da soli.
[nella foto Massimo D’Alema e Fabio Mussi a Pisa, 1° gennaio 1972]