La paura, l’ingordigia, la vista corta, il peso di interrogativi drammatici quali: e io? E poi?
In fondo un anno vola e trecento grandi elettori li vedi già girare con la lanterna in mano. Scrutano, scorrono, strisciano lungo le pareti della storia. C’era una volta, or non c’è più. Ma la grande famiglia tiene. State calmi, battete le mani, tocca a noi, voi sorridete e pregate. Siamo noi vecchi, non solo un terzo della popolazione del Paese, ma la parte migliore: moriamo a centinaia ogni giorno, ora lo facciamo più a casa che in isolamento chiusi nelle corsie di un ospedale, ora lo facciamo tra qualche lacrima e bei ricordi, ma moriamo.
In tanti si consolano con ciò che resta: i soldi bloccati sul conto corrente, la casa, il testamento e i cassetti pieni di cose da rigattiere o da collezionista. Ma lo sappiamo, la aspettiamo, noi che una volta sventolammo bandiere rosse e nere, la grande consolatrice. Un po’ ci dispiace, un po’ ci spaventa, un po’ raccomandiamo l’anima a Dio. Certo è che ci piacerebbe veder le gambe di chi ci sarà tra poco. Ora che corriate ai nostri portafogli va anche bene, ma che costringiate noi a rinunciare allo sguardo perso seduti su uno scoglio, questo davvero mi pare troppo anche se capisco anch’io che non ci si possa sottrarre. Quindi si fa.
Applausi sabato sera in casa mia, Stella batte le mani e mormora “poverino”, contenta, commossa. Fa bene il quasi più votato Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ottanta anni, a prendere sulle spalle la missione: restare sopra la linea di galleggiamento aspettando che maturi il giudizio dei più. Tra un anno si vota e noi vecchi saremo un terzo degli elettori. Nessuno perda la voglia e il coraggio di essere quel che è: una risorsa. Applausi, lacrime e W Il Presidente Mattarella che possa godersi ancora il bagno a Mondello, Palermo, dove lo ritrasse il grande Vincino.