Sono russa, non sono Putin
La guerra ha sconvolto le nostre vite, ha fatto uscire tante lacrime, ha spaventato russi e ucraini, ha tolto le speranze di un futuro amichevole insieme. Sono una donna, una madre, una professoressa. Mi sento un mollusco, una briciola di fronte a questa decisione crudele presa nelle alte sfere del governo russo. Ma evidentemente – secondo una parte consistente di “occidentali” – essendo russa merito di essere punita per questo.
Vivo in Italia da tanti anni. Qui ho la mia famiglia. Oggi i voli aerei verso la città russa dove abitano ancora i miei anziani genitori non ci sono: lo spazio aereo è chiuso. Gli atleti del mio paese sono stati espulsi da ogni competizione sportiva; le merci russe o per la Russia sono ferme nei porti; corsi universitari su Dostoevskij sono stati sospesi; centri culturali russi sono stati chiusi. Così come sono stati bloccati la maggior parte dei conti correnti bancari dei russi non residenti stabilmente in Europa. Le transizioni e le carte di credito dei russi da un giorno all’altro non funzioneranno più. Potrei continuare, ma mi fermo qui.
Nemmeno i familiari dei mafiosi, o i serial killer hanno mai subito un trattamento del genere. Nemmeno le olimpiadi di Hitler o i mondiali di calcio nell’Argentina dei colonelli furono boicottati a questo livello.
Non è polemica; sto solo facendo un elenco ragionato.
Sono sicura che tra la gente comune russa che subisce le sanzioni ci sono anche quelli che non hanno votato Putin, oppure che non hanno proprio votato. Come si sentiranno loro? Non c’era mica un referendum dove un intero popolo ha votato SI alla guerra!
Allora cosa sta accadendo?
Sto già espiando “la colpa che non ho”: soffro per una cara amica che sta scappando da Kiev e intendo aiutarla se riuscirà ad arrivare in Italia; sto soffrendo per un giovane nipote che può partire per la guerra; soffro per coloro che perderanno la vita.
Certamente ulteriori sanzioni per noi poveri mortali o anche per i ricchi oligarchi russi (che tra l’altro sono ottimo imprenditori e datori di lavoro) non favoriscono al dialogo e non migliorano la situazione. Ma non posso fare nulla.
Prego per la pace, piango e ripeto: mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace.
Cosa altro posso fare? Sono russa e sembra debba rispondere non solo per me stessa e per le mie azioni…