Ivan Doig, La stagione fischiettante, Nutrimenti Editore 2022, pag. 382, € 19,00, traduzione di Nicola Manuppelli
Quando “il governo federale aveva lanciato una grande scommessa: assegnare gratuitamente le terre aride dell’Ovest a chi fosse disposto a lasciare tutto e a investire gli anni successivi della propria vita su quel remoto pezzo di terra vergine”, Oliver Milliron aveva caricato la famiglia -moglie e due figli piccoli – ed era partito dal Wisconsin.
Lo troviamo nel 1909, con Paul, Damon e Toby, l’ultimo figlio arrivato. Sono rimasti orfani. L’azienda agricola è grande, i ragazzi collaborano ma prioritaria rimane la scuola. Paul frequenta la seconda media, i fratelli sono in classi elementari diverse in una monoclasse che raggruppa figli di famiglie immigrate, culturalmente lontane. Tutti raggiungono la scuola a cavallo, anche col gelo e la neve, ognuno cavalca da solo.
La famiglia Milliron ama leggere, il padre si fa spedire parecchi giornali, i libri di Paul travalicano lo spazio di cui dispone, Damon legge e raccoglie gli articoli sportivi -gli piace la boxe-, Toby impara a scrivere correttamente e si appassiona agli esercizi di spelling.
Quattro maschi in una azienda agricola con terre da arare e coltivare, stalle da accudire, casa da gestire. Un giorno il padre risponde ad un annuncio: “Vedova cerca impiego come domestica. Non sa cucinare ma non morde”.
Così Rose Llewellyn arriva da Minneapolis portandosi dietro anche un adulto, il fratello Morrie Morgan. E’ gente caduta in disgrazia dopo aver lavorato nel ramo della pelletteria.
Doig dà voce a Paul, divenuto un sovrintendente scolastico a cui fanno capo scuole rurali come quella che lui ha frequentato e sulle quali stanno ancora sospese gravi decisioni, se abolirle o no. Son passati cinquant’anni.
Emerge un mondo di asprezze, pericoli, di coraggio, di forza. E di amore. La figura eccentrica di Rose, arrivata vestita d’azzurro sull’unico treno che transita giornalmente in quelle terre aride, apporta tocchi di grazia femminile alla scena ed insieme di eccentricità. Quel luogo di lavoro duro e onesto la compensa, lei dice, della vacuità della vita precedente.
In un gruppo classe molto divisa dove le scazzottate sono frequenti, la notizia della governante è sfruttata per deridere i tre fratelli. Ma la classe trova presto una guida nella figura di Morgan Morris, assunto come loro maestro.
Indimenticabili per Paul le sue lezioni, la sua cultura ampia, il suo attingere al greco e al latino, l’amore per la correttezza linguistica, gli esperimenti concreti. Soprattutto la sua fine capacità di amalgamare la classe, capace di gestire anche gli insulti e le minacce di un padre padrone, un violento cacciatore di lupi che irrompe tra i banchi e reclama il figlio, forgiato anche lui alla violenza.
E’ l’anno del passaggio della cometa di Halley. Rose e Paul la ammirano insieme all’alba. Il maestro Morgan affascina la classe con lezioni di astronomia e proprio grazie alla cometa ed alla collaborazione del gruppo si risolve un grave problema che incombe sulla scuola.
E’ un romanzo è carico di segreti. I ragazzi sono i primi a saper rispettare il silenzio, il gesto della promessa passa da uno sputo nel palmo della mano e una forte stretta che suggella. I segreti riguardano piccoli e adulti. Quelli dei piccoli finiscono per essere scoperti, soprattutto se si tratta di situazioni di pericolo tenute nascoste, che ricevono la giusta punizione.
E’ un romanzo che disperde qua e là indizi lievi che destano sospetto e che sfuma nel giallo: tra i ritagli di giornale conservati da Damon si scopre del materiale incandescente. Ma i segreti relativi agli adulti rimangono tali. A vita. Chi di loro li conosce non li tradirà mai.
Con questo romanzo pubblicato negli USA nel 2006 e primo di una trilogia, Doig (1939-2015) ci riporta nelle sue terre tanto amate, infatti nel Montana è ambientato anche L’ultima corriera per la saggezza del 2020. Terre da domare, di vasti silenzi e di bellezza primitiva, dove bisogna crescere alla svelta per sopravvivere.