23 Novembre 2024
Culture Club

Cipriani, Hemingway e l’Harry’s Bar

«Le nobildonne erano stupende».
Come mai, Arrigo Cipriani?
«Belle, ricche e parsimoniose».
Chi era la più bella?
«Una volta avrei detto Diana Cooper: portava cappelli enormi, non aveva mai preso un raggio di sole in vita sua. Ora direi la duchessa di Manchester. Aveva sposato un petroliere, poi un banchiere, infine il duca di Manchester: e ognuno le aveva lasciato qualcosa».
Tra le italiane?
«La contessa Morosini non perse mai una partita di poker. Diceva: vedo!, e poi, ogni volta: vinco io! L’avversario, intimidito, non osava chiedere alla contessa di mostrare le carte, e accettava di perdere. Era celebre per l’arte di riciclare i regali. A un matrimonio regalò un candelabro».
Cosa c’è di strano?
«Lo sposo replicò: quando glieli donai io, contessa, erano due. Un’altra volta Hemingway per renderle omaggio le comprò una scatola di caviale da mio padre. Il giorno dopo lei si presentò qui, e gliela rivendette».
Com’era Hemingway?
«Sono novant’anni che me lo chiedono. Hemingway era amico di mio padre, ma io ero un bambino, all’Harry’s Bar non mi facevano entrare, e non l’ho mai conosciuto».
Come mai non la facevano entrare?
«Perché era un posto per grandi, dove si lavorava. Il mio primo ricordo coincide con la prima volta in cui fui ammesso nel locale: presi una spremuta d’arancia. Il secondo ricordo è quando papà mi diede in mano una pirofila per servire il risotto».
E lei?
«Mio padre mi diceva sempre: non fare domande, guarda e impara. Così guardai gli altri, e imparai a servire il risotto».
E qual è il suo primo ricordo pubblico?
«La liberazione. L’Harry’s Bar era stato requisito dai nazifascisti. Venezia era sprofondata da anni nel silenzio. L’arrivo dei liberatori fu la più bella emozione della mia vita».
Americani?
«Neozelandesi. Sbarcarono a San Marco con gli anfibi: non avevo mai visto una macchina che navigava. La città esplose in un boato. La gente si abbracciava, rideva, cantava, danzava. Fu meraviglioso».
Com’era la guerra?
[di Aldo Cazzullo, tratto da Corriere della Sera]